Skip to content Skip to footer

Opere edite: I periodici

La donna e il lavoro, 1909-1918

















 





   

” Il mio ideale è questo:


possedere una stamperia


per la pubblicazione d’un giornale popolare”


 


Lettera del 15/10/1906 al padre Antonio Salerno,


Epistolario Salerno, 2,1DSL






 

 


Il 24 settembre 1909 esce il numero di saggio de “La donna e il lavoro, giornale delle classi lavoratrici femminili”.


Le motivazioni di questa nuova pubblicazione erano precise: il giornale, che “si riprometteva di raccogliere intorno ad esso tutte le forze democratiche della città e della diocesi…avrebbe avuto il compito di smascherare i nemici della Chiesa e del popolo, di riattivare l’azione popolare sulla base dell’amore e della sottomisisone all’autorità ecclesiastica” (L. Ardens, Un piccolo mondo cattolico, pag. 304).


La “causa santa” dell’elevazione femminile, dell’operaia in particolare e della donna in genere, è lo scopo dunque che il periodico si propone in tutto l’arco delle pubblicazioni. Elisa Salerno lo ribadisce con forza in una lettera inviata a “sua eccellenza Benito Mussolini” amareggiata dalle incomprensioni della Chiesa cattolica e dalle “persecuzioni” che anche la regia Questura, sobillata, secondo lei, dall’Autorità ecclesiastica, le procurava per la sua battaglia contro l’antifemminismo. (Lettera del 15/11/1926, Epistolario Salerno, 41, 3DSL).


 


 


Obiettivo primario quindi è “di fornire armi di difesa alla lavoratrice stessa educandola, istruendola, formandole la coscienza cristiana” oltre a perorare la sua causa mediante il giornale, “presso i poteri pubblici, presso gli imprenditori, gli industriali, e l’opinione pubblica”. (“La donna e il lavoro”, n.52, 27 dicembre 1912).


Per raggiungere questo, Elisa Salerno deve diffondere la rivista: già il primo numero dice che il periodico “si vende oltre che in tutti i comuni e città del Veneto, a Mantova, a Firenze, a Reggio Emilia, Loi e Macerata”.


 







 La diffusione del giornale  papa Benedetto XV


 


Il periodico ha una diffusione rapida, e per diffonderlo Elisa Salerno si rivolge soprattutto ai Vescovi e al clero.


Nel quinto anniversario di vita del periodico il Vescovo di Vicenza, mons. Ferdinando Rodolfi, scrive alla Salerno:


“Ho l’onore di trasmettere alla S.V. l’unito foglio col quale Sua Eminenza il Signor Cardinale Segretario di Stato di S.S. partecipa l’augusto gradimento e l’apostolica benedizione del S. Padre, per i sentimenti ed i propositi della S.V. umigliatili, a nome del periodico La donna e il lavoro“. (“La donna e il lavoro”, n. 39, 27 novembre 1914).


 


Molti sacerdoti e religiosi, soprattutto fuori Vicenza, collaborano al periodico, tra cui don Attilio Baroni, parroco di Rapolano Siena; padre Nicolò Dal Gal -OFM- della Reale Accademia di Lucca, Roma; Mons. Lugi Vitali, Milano; dott. prof. padre Agostino Gemelli, Milano; Prof. don Alessandro Cantono, Superga, Torino; padre Stanislao Cola, Roma.


L’elenco dei collaboratori è interessante anche sul versante laico, dove si trovano già fin dall’inizio persone conosciute in ambito nazionale: Mario Chiri, del’Ufficio del Lavoro al Ministero dell’Agricoltura e commercio; Francesco Magri, che scriveva su “Avvenire”; Remo Vigorelli; Rodolfo Bettazzi, moralista; l’avv. G.Battista Bertone.


Stranamente per un giornale che propugna l’elevazione femminile, le firme delle donne sono molto scarse, limitate a Fanny Dyer, di Oggiono, e ad una certa Vero, probabilmente lo pseudonimo di Vittoria Veronese, una attiva pubblicista e militante in campo sociale a Vicenza.


 







 

Le difficoltà economiche

 Antonio Fogazzaro


Indubbiamente l’avvio delle pubblicazioni non è stato facile dal punto di vista economico, visto che nei primi mesi di attività Elisa Salerno  chiede con insistenza aiuto economico ad Antonio Fogazzaro. Lo sappiamo dalle sei lettere che nell’arco di due mesi la Direttrice scrive all’allora Senatore vicentino. Ma il Senatore non è in grado di aiutarla con il prestito.


La Salerno ricorre più volte ai lettori attraverso il giornale, con pressanti appelli al pagamento dell’abbonamento.


Il problema più scottante che la Salerno quale direttrice doveva affrontare, fu senz’altro quello di conciliare i problemi finanziari con la diffusione del periodico soprattutto tra le persone con maggiori difficoltà economiche.


Le difficoltà di ordine economico hanno accompagnato tutta la vita del periodico, tanto che la stessa direttrice ebbe seri problemi a tale riguardo anche nell’andamento familiare. Tutavia ella non accenna mai al giornale come ad una causa di dissesto finanziario per la sua famiglia, anche quando stretta dal bisogno presenta al comune di Vicenza la domanda per essere assisitita.


Non può passare inosservata la volontà che mosse Elisa Salerno a lottare contro le difficoltà: la decisione di operare a favore della “causa muliebre” non la arrestò davanti ai crescenti problemi, ed anche quelli di ordine materiale non ebbero un peso minore rispetto alle questioni di principio. 


 







 La sconfessione del giornale  


 


 


Elisa Salerno si professa sempre fermamente osservante dei principi della Chiesa cattolica, e ritiene necessario che il suo periodico esca con il beneplacito dell’Autorità ecclesiastica. La presenza del Revisore Ecclesiastico va via via a profilarsi in un contrasto con esso, tanto che ad un certo punto la Direttrice non esita a chiedere al Vescovo di poter pubblicare senza dover sottoporre il materiale a persone esterne alla Redazione.


Ma le tensioni con l’Autorità ecclesiastica si fanno più forti, tanto che nel luglio 1917 viene pubblicata sul “Bollettino Ecclesiastico” della Diocesi di Vicenza la “sconfessione”del giornale: “ il foglio La donna e il lavoro ha cessato di appartenere alla stampa cattolica”; tale sconfessione viene poi ripresa dall'”Osservatore Romano” e dall’Agenzia Nazionale, che il 27 luglio 1917 diffonde il comunicato della sconfessione del giornale.


 La Salerno farà poi atto di sottomissione, comunicando comunque al vescovo di Vicenza, Rodolfi, la sua amarezza, e non esita a scrivergli di non aver avuto dalla Chiesa altro che “ripulse, disonori e disprezzi” ( Lettera dell’11.5.1918, Archivio Curia Vescovile di Vicenza).


 


Nel culmine di queste vicende, quando la Chiesa non si esprimeva circa la sconfessione del gironale, abbiamo il cambiamento del titolo di testata, giustificato con dei motivi del tutto estranei a queste problematiche. La donna e il lavoro  diventa


Problemi femminili.


 


 


 


 


 Maria Luisa Bertuzzo


Fondo Salerno CDS