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L’edizione del giornale, 1909-1927: Problemi femminili, 1918-1927

 

“In realtà non vi è che un problema femminile,
vasto, complesso, suddiviso in tanti problemi, quanti sono i suoi
diversi aspetti e cioè problemi della famiglia, problemi del lavoro,
della moralità, della educaizone, della istruzione, problemi delle
professioni femminili…”

Dall’articolo a firma della Direzione , Problemi femminili, 20 dicembre 1918

Un nuovo titolo

Nel 1918 La donna e il lavoro cambia titolo: l’annuncio è nell’ultimo numero di novembre, e la motivazione si può leggere nella prima pagina: “Siccome questo periodico è diffuso, non solo fra le lavoratrici, ma anche fra le persone d’ogni altra classe sociale: Insegnanti di ambo i sessi, Dottori, R.R. Sacerdoti, Ufficiali dell’Esercito, Signore ecc., così alcuni Amici ed Amiche nostre ci hanno chiesto se non sarebbe opportuno dare ad esso un titolo più generale e quindi più adatto, tale che sia anche un indice della dottrina che in esso va svolgendosi. In seguito a ciò abbiamo presa la decisione di cambiare il titolo attuale, chiamandolo invece “Problemi femminili” e di sostituire i sottotitoli con la dicitura seguente: Periodico nazionale delle operaie, impiegate, professioniste” (La donna e il lavoro”, n.16, 29 novembre 1918). Nel nuovo giornale non vi è nessun cenno alla sconfessione, non si fa parola delle difficoltà con la Diocesi di Vicenza e con la Curia Romana. Sostanzialmente, il giornale rimane lo stesso: continua la Cronaca sociale, l’articolo di carattere religioso, gli approfondimenti sulle festività liturgiche e le ricorrenze dei Santi. Sono ancora frequenti i temi legati al lavoro, ma anche altre tematiche che riguardano la donna: la famiglia, le questioni morali, quelle religiose, gli articoli relativi alle iniziative dei Comitati dell’Unione Donne Cattoliche.

 Il voto alle donne  

Maggior rilievo è dato nel giornale al probelma del voto alle donne: l’argomento è trattato attraverso interviste, articoli riportati da altri giornali , pro o contro il voto, o slogans come il seguente: I diritti elettorali della donna. E’ un errore , o almeno una esagerazione, proclamare che la donna deve avere i diritti politici, perchè è lavoratrice. Anche per questo, ma non solamente per questo. La donna ha diritto al voto amministrativo e politico, perchè è cittadina, perchè madre di famiglia, perchè ha interessi particolari e comuni con l’uomo da difendere, perchè è una persona come l’uomo” (Problemi femminili, n 5, 8 aprile 1921). È dato spazio alla relazione su “IX Congresso Nazionale pro suffragio femminile”, tenutosi a Roma nel maggio 1923, e vengono portati a conoscenza delle lettrici anche progetti di legge o statuti che le possano interessare.

 Nuova tematica in Problemi femminili  

La Direttrice Elisa Salerno scrive molto sul suo giornale, sempre su temi concernenti la donna.

Rispetto a La donna e il lavoro, emerge in Problemi femminili la tematica dell’antifemminismo della Chiesa, o meglio dell’antifemminismo invalso a causa di una cattiva interpretazione della Parola di Dio da parte degli uomini di Chiesa.Anche il Papa, verso il quale più volte s’è rivolto l’ossequio della Salerno, è ora preso di mira attraverso alcune note del giornale. Oltre ad Elisa Salerno, altre persone firmano articoli sull’antifemminismo della Chiesa, e ciò viene ribadito con crescente intensità.

Vi sono , nella Chiesa, due eresie, l’anima delle quali è sempre l’odio di sesso. L’eresia antifemminista è l’eresia di autorità, o antifemminismo cattolico, è quell’insieme di errori, di menzogne, d’ingiustizie che ha di mira la degradazione, il deptrimento, il disprezzo della donna. Tutti i pregiudizi antifemministi, tutti i disonori, tutti i concetti lussuriosi, sparsi nel mondo, contro la donna, sono, sostanzialmente, registrati ed affermati nei libri degli uomini di Chiesa” ( Problemi femminili, n.4, 19 marzo 1926).

Il periodico si propone di diffondere il femminismo cristiano, in quanto in esso “le idee svolte…sono perfettamente ed impeccabilmente ortodosse, cioè conformi alla più sicura e genuina dottrina cattolica. Noi accettiamo e veneriamo l’Autorità Suprema e gerarchica della Chiesa, come espressione dell’Autorità di Dio, e per la Chiesa, che amiamo dell’amore stesso, con cui amiamo Gesù Cristo, saremmo pronte a dare la vita. Combattiamo perciò il male antifemminista che è nella Chiesa, non la Chiesa” (Problemi femminili, n.8, 11 giugno 1926).

 La sospensione e la chiusura del periodico  
I toni si fanno accesi, la Salerno denuncia le Aberrazioni antifemministe contenute nel cateschismo del vescovo di Vicenza, mons. Rodolfi, tematica molto scottante, che porterà di nuovo a forti tensioni con l’autorità ecclesiastica: il Vescoco di Vicenza proibisce la pubblicazione del periodico, e chiede alla Direttrice un atto di sottomissione.Elisa Salerno non può fare questa sottomissione, poichè  in questo caso, sottomissione vuol dire antifemminismo.
Queste tristi vicende fanno luce sull’improvvisa cessazione della pubblicazione del periodico, anche se non marginali sono stati il problema economico e la censura del governo fascista.
La repentina conclusione del periodico pone nell’oscurità la Direttrice che, per lunghi anni, non esporrà più pubblicamente le sue idee a favore della causa femminile, chiusa in un lungo e sicuramente sofferto silenzio.

Maria Luisa Bertuzzo,

Fondo Salerno presso CDS