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LA PICCOLA CONFERENZA ALLE FIGLIE DI MARIA DI ARACELI

Uno dei primi interventi pubblici di Elisa Salerno

 

La Piccola Conferenza, tenuta da Elisa Salerno alle Figlie di Maria di Araceli, su invito del parroco don Pietro Faccin, può essere considerata la sua discesa in campo nell’ambito dell’apostolato sociale, prima del suo debutto nel giornalismo cattolico.

Siamo nei primi anni del Novecento (molto probabilmente tra il 1904 e il 1905), quando anche in queste regioni si entra nel vivo del processo di industrializzazione con i drammatici problemi sociali ad esso collegati. La questione operaia s’incontra con la questione femminile, in quanto sono sempre più numerose le donne che entrano nel mondo del lavoro extradomestico, nelle fabbriche e nelle officine, non esaurendo più il loro ruolo in quello delle spose e delle madri, e questo per necessità e in condizioni molto spesso di assoluto sfruttamento.

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 Sul fronte ecclesiale siamo nel pieno della controversia modernista, tra il conservatorismo dell’Attende tibi e la ricerca di coloro che si chiedono come incarnare la fede cattolica in questo nuovo contesto: con quali modalità pastorali, con quali forme e strutture organizzative?

Leone XIII aveva da poco promulgato la Rerum Novarum (1891) per un nuovo e più deciso impegno dei cattolici in campo sociale ed anche a Vicenza, già molto ricca di aggregazioni (oltre il 45% della popolazione è iscritta almeno ad un’associazione), viene raccolto l’invito favorendo la nascita, nell’aprile del 1901, delle Unioni Professionali, le quali avevano l’obiettivo di rappresentare la classe operaia organizzandone la difesa dei diritti e le modalità di contrattazione. Ben presto (1903-1904), dopo quelle maschili, prendono il via anche le Unioni Professionali femminili – prima quelle delle tessitrici e delle filandiere – che confluiscono (sono una sezione) nell’Unione Diocesana del Lavoro.

Sono nuove realtà associative che vengono ad affiancare le tradizionali confraternite a scopo ascetico, come la Pia Unione delle Figlie di Maria, alla quale Elisa Salerno si era iscritta a vent’anni (1893). Questa associazione femminile nel vicentino contava migliaia di aderenti. Le giovani e le donne vi si riunivano per condividere momenti di preghiera e pratiche di devozione, sostenevano l’apostolato cristiano testimoniando e promuovendo i valori dell’umiltà, dell’abnegazione, della modestia nei costumi. L’impegno era volto alla beneficenza, alla diffusione della stampa cattolica e all’organizzazione delle attività educative parrocchiali. In ultima analisi, l’obiettivo era quello della formazione di una coscienza religiosa.

Elisa Salerno, che dal 1896 faceva parte anche della Società di Mutuo Soccorso di Sant’Anna, con la sua riflessione invita le Figlie di Maria a considerare i gravi problemi delle lavoratrici, le giuste rivendicazioni dei loro diritti, stimolandole a quella coscienza sociale che diviene solidarietà ed impegno per il cambiamento.

Nell’invito molto concreto  ad iscriversi alle Unioni Professionali e a sostenerle (a chi rivolgersi, la quota della tessera…), Elisa Salerno fa un’analisi della dipendenza secolare della donna e abbozza i temi del femminismo cristiano che avrebbe approfondito e sviluppato sempre di più misurandosi con le sfide del “piccolo mondo cattolico vicentino” nel contesto dei grandi cambiamenti europei di inizio Novecento