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In Quaresima, la Parola

Commento ai Vangeli della Quaresima a cura di Donatella Mottin

Mercoledì delle ceneri – Mt 6,3: “Non sappia la tua sinistra cosa fa la tua destra”
La Quaresima riguarda noi: un periodo non per definire le cose da fare, ma per lasciarci immergere maggiormente negli eventi. Fare diventare la condivisione di affetto, aiuto, pensiero, amicizia, sofferenza, solidarietà… qualcosa di vitale, senza tanti proponimenti se non quello di stare più vicino alle sorelle e ai fratelli per stare più vicino a Dio.

I domenica – Mt 4,1-11: Le tentazioni
Da alcuni anni le parole finali della preghiera del Padre Nostro sono state modificate da “non indurci in tentazione” che sembrava far riferimento a un’azione di Dio per metterci alla prova, a “non abbandonarci alla tentazione” che riconosce questa situazione come parte della quotidianità di tutti e l’importanza di far riferimento a qualcosa o qualcuno per operare le scelte.
Anche per noi credenti, come è stato per Gesù, le tentazioni sono spesso volere un Dio che risolva i grandi problemi dell’esistenza (soprattutto i nostri!); che eserciti il suo potere su ogni cosa; che stupisca e convinca tutti con fatti straordinari. Il Dio di Gesù di Nazareth non è così: ci chiama ad agire personalmente, ma promette di starci accanto nelle tentazioni, non ci abbandona, ci offre – anche nel deserto delle solitudini e delle difficoltà – la sua Parola, per poter proseguire il cammino della nostra storia per una pienezza di vita.

II domenica – Mt 17,1-9: La trasfigurazione
Il racconto della ‘trasfigurazione’ viene narrato nel vangelo di Matteo 6 giorni dopo l’annuncio fatto da Gesù, agli uomini e alle donne che lo seguivano, della sua passione. Pietro (che non voleva che Gesù parlasse della passione e che per questo era stato chiamato ‘satana’) Giacomo e Giovanni sono con lui sul monte, uno dei luoghi privilegiati nella Bibbia per incontrare Dio. Davanti a loro l’aspetto di Gesù si trasfigura con le caratteristiche divine della luce e del biancore delle vesti. Poi torna ad essere ‘solo’ un uomo. Ai discepoli Gesù chiede di non raccontare ciò che hanno vissuto prima che egli sia risorto. Ora siamo anche noi i destinatari del mistero della trasfigurazione, chiamati a cambiare il nostro sguardo per scorgere, nel volto di ogni donna e di ogni uomo, ciò che non è immediatamente visibile e riuscire – anche se per pochi istanti – a vedere in loro Dio.

III domenica – Gv 4,5-42: L’incontro con la samaritana
All’inizio di questo cammino di quaresima, nel deserto delle tentazioni, la Scrittura ci ha presentato Gesù che aveva fame. Ora, a metà del percorso ci parla di Gesù che è stanco e ha sete. È vicino a un pozzo nella regione della Samaria, affaticato dalla strada percorsa e forse anche dalle questioni che erano sorte in Giudea narrate nei versetti precedenti. Al pozzo per prendere acqua arriva una donna e Gesù si rivolge a lei dicendole “Dammi da bere”. A partire da questa richiesta si svilupperà uno degli incontri più significativi del vangelo di Giovanni. La ‘sete’ di Gesù è quella di incontrare il cuore delle persone. Non si presenta come colui che insegna, ma come chi chiede e ha bisogno delle altre, degli altri.
Nell’incontro, la donna è coprotagonista dell’evento e dell’accoglienza. Gesù le parla della storia che ha vissuto senza esprimere giudizi, restituendole così l’unità della sua vita, da accogliere interamente per poter poi aprirsi al nuovo, a un “di più”.
È per questo che la donna può annunciare: “Mi ha detto quello che ho fatto…che sia lui il Messia?”
Gesù è colui che libera perché legge tutto delle nostre vite con amore, senza ‘scartare’ nulla, che va nel profondo di esse e ci dona un’acqua viva.

IV domenica – Gv 9,1-41: La guarigione di un cieco
L’inizio di questo brano ricorda quello di Luca (10,25-37) del buon samaritano. In questo caso è Gesù che, passando, nella normale quotidianità della sua vita, “vede” una persona che soffre, che non riesce a vivere con pienezza la sua esistenza perché cieco dalla nascita. Anche i suoi discepoli vedono il cieco, ma il loro sguardo è molto diverso: si interrogano sul peccato, sulla ‘morte’ invece di chiedersi come dare vita.
Le azioni che Gesù compie, dopo aver affermato che nessuna sofferenza è castigo di Dio per i peccati commessi, riportano alla mente un altro testo delle Scritture: quello di Genesi 2 in cui Dio plasma, con polvere del suolo, l’essere umano. Dopo, il cieco nato per iniziare a vedere, è mandato a lavarsi alla piscina di Siloe considerata, dal popolo di Israele, una sorgente miracolosamente ‘inviata’. Gesù, l’inviato da Dio secondo il vangelo di Giovanni, invia ciascuno di noi a vedere davvero le persone e le situazioni di difficoltà o sofferenza che entrano in contatto con la nostra vita, per diventare così co-creatori del Regno di Dio.

V domenica – Gv 11,1-45: La risurrezione di Lazzaro
Siamo di fronte, in questo brano, a un altro fondamentale dialogo tra Gesù e una donna nel vangelo di Giovanni. Marta, la sorella di Maria e Lazzaro, viene presentata come la vera interlocutrice dell’amico e maestro.
Questo dialogo, anche se fortemente incarnato negli avvenimenti di sofferenza per la morte di Lazzaro, è anche un percorso di crescita interiore e di fede per Marta che, sorretta dall’auto- rivelazione di Gesù e dall’accoglienza del suo mistero, è portata alla proclamazione più alta di tutto il vangelo (pari solo a quella di Pietro riportata nei sinottici): “Sì, Signore, io credo che tu sei il figlio di Dio che deve venire nel mondo”.
La sua affermazione apre la strada alle parole di Gesù, all’ordine di levare la pietra e lasciare libero da ogni legame Lazzaro, tornato in vita. Per Marta, e per ciascuna/o di noi, è la possibilità di comprendere che togliere la pietra che ‘chiudeva’ la vita di Lazzaro, non era un semplice atto fisico, ma l’invito di Gesù a togliere ogni impedimento alla vita, che la tiene ancorata alla morte, dandole spazio e fiducia.

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