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I diritti delle lavoratrici: in ricordo di Elisa Salerno

Nell’anniversario della morte di Elisa Salerno (15 febbraio 1957), ricordiamo e omaggiamo la femminista cattolica vicentina con un articolo di Elena Esposito, dottoressa magistrale in Filologia Moderna con una tesi dal titolo «Non è bene che l’uomo sia solo»: Elisa Salerno e la “causa santa” della donna.

I diritti delle lavoratrici: dalla penna di Elisa Salerno ai giorni nostri

«Cominciamo dal pane, cioè dai mezzi di sussistenza»1: questa è la prima e necessaria condizione posta da Elisa Salerno quale rimedio alla situazione di precarietà e indigenza in cui si trovavano molte donne, basata sul principio “uguale mercede per uguale, analogo o equivalente lavoro” e in difesa delle donne di qualunque estrazione sociale.
L’autrice sosteneva che nessun metodo misogino dovesse impedire alle donne di apprendere un mestiere e vedersi riconosciuti i vantaggi inerenti, perché era una questione di giustizia, e insisteva con fermezza anche sulla compatibilità fra lavoro extradomestico e aderenza al Vangelo, dal momento che nessuna pagina predicava la reclusione della donna in casa, e che «il lavoro muliebre non è un male, bensì le cattive condizioni del lavoro muliebre sono mali gravissimi»2.

L’autrice, infatti, riscontrava una forte carenza nella legislazione per la tutela del lavoro femminile, e, tramite le pagine del suo giornale, avanzò numerose proposte concrete, tra le quali: un massimo di otto ore lavorative al giorno, 40 ore consecutive di riposto settimanale, 15 giorni almeno di vacanza all’anno senza perdita dei salari, un salario minimo di 20 centesimi all’ora per l’operaia – quale tappa iniziale per sperare di raggiungere un salario uguale a quello maschile, il pensionamento alla stessa età per uomini e donne, e, in un articolo del 4 aprile 1919, «la mezza giornata di lavoro (4 ore), per tutte quelle operaie che hanno bisogno di guadagnarsi un pane ed insieme di accudire a compiti famigliari»3, ed è interessante notare come una prima normativa di riferimento per il part-time sia arrivata solamente con la legge n. 863 del 19 dicembre 1984.
Inoltre, Elisa Salerno era consapevole sia della duplice discriminazione subita dalla donna lavoratrice – considerata ineguale all’uomo sul posto di lavoro e malvista a livello sociale quando si allontanava dalla casa – sia dell’ulteriore carico di lavoro cui doveva sottostare nella cura della famiglia, sostenendo quello che la sociologa Arlie Russell Hochschild identificò come un vero e proprio “secondo turno” di lavoro4.
Tuttavia, l’autrice credeva che, di fronte alla «mentalità di coloro che si sono trovati nella testa delle idee preconcette, e delle quali non hanno mai dubitato»5, si potesse contrattaccare con «una potente alleata, cioè la buona volontà, la quale è amica della verità»6, attraverso lo studio, che rende consapevoli, e l’azione, che concretizza le buone intenzioni.

Leggere le parole di Elisa Salerno, riflesso della sua assidua battaglia in difesa della “causa santa” della donna, genera sia ammirazione per la sua lungimiranza, sia una punta di sconforto per il ritardo nei cambiamenti e la lunghezza della strada ancora da percorrere.
L’Italia, infatti, con il suo 56,5% si posiziona indietro per tasso di occupazione femminile rispetto alla media europea del 70,2%, e questo dato è aggravato dalle percentuali sul divario di genere: la media europea è del 10,3%, mentre quella italiana è del 19,5%7.
Questo divario si riscontra anche nel lavoro di cura: gli ultimi dati OCSE rilevano che le donne spendono mediamente 4,73 ore al giorno nella gestione della casa e dei figli, mentre gli uomini 1,84 ore al giorno8, e di fronte a questi dati risulta attuale la riflessione della filosofa Luce Irigaray: «Stranamente questo lavoro, specificatamente umano, non è pagato o è sottopagato. […] Perché un tale lavoro è così svalutato? Perché è un lavoro femminile o perché riguarda la relazione fra le persone e non la produzione e il commercio di oggetti?»9.

Le donne lavoratrici, inoltre, si scontrano anche con la carenza dei servizi all’infanzia: delle venti regioni italiane, nessuna ha raggiunto la quota del 45% di posti disponibili negli asili nido, fissata nel 2022 dal Consiglio europeo10. La giurista Franca Borgogelli, davanti a questa situazione, trova paradossale che «in un Paese che attribuisce (o dichiara di attribuire) rilievo centrale alla famiglia, al rapporto madre-figlio, al bambino come oggetto di cura e protezione, negli ambienti lavorativi la maternità sia prospettata come il principale “problema” posto all’occupazione femminile, e di conseguenza percepita dalle donne come un ostacolo alla propria realizzazione professionale»11.

Tuttavia, sono proprio questi i tempi in cui, forti delle conquiste raggiunte dai tempi in cui scriveva Elisa Salerno, non bisogna abbandonare la volontà d’impegnarsi a fondo e con buona volontà, affinché ciò che oggi ci si presenta in tutta la sua ingiustizia possa sembrare assurdo alle giovani donne che ne leggeranno tra alcuni anni, perché, come scrisse la “nostra” Elisa Salerno direttamente a papa Pio XII, «Il peccato originale si combatte, non eliminando, abbassando, disonorando la compagna dell’uomo, bensì elevandola, sicché occupi il suo posto di responsabilità, in tutte le funzioni domestiche e sociali, politiche e diplomatiche, cittadine e nazionali, internazionali ed estere, trattandola, in ogni caso, con giustizia, con moralità, con onore. Non però come semplice comparsa, eleggendo una donna qua, una là, ma in numero adeguato, e con poteri, da pesare, validamente, sulle decisioni, sulle leggi che governano i popoli»12.

Elena Esposito

Riferimenti bibliografici e sitografia
1E. Salerno, Riforme indispensabili e urgenti che esige l’imperativo “Non più tradite”, in E. Salerno, Le tradite. Prostituzione, morale, diritti delle donne, a cura di Donatella Mottin, Effatà Editrice, 2015, p. 183.
2 E. Salerno, La libertà della donna e il salario famigliare in “La Donna e il Lavoro”, 24 settembre 1918, in G. Cisotto, Il femminismo cristiano di ES e le sue prospettive, p. 26.
3 G. Cisotto, Il femminismo cristiano di ES e le sue prospettive, p. 163?.
4 A. R. Hochschild (with Anne Machung), The Second Shift. Working families and the Revolution at Home, Viking Penguin, USA, 1989.
5 E. Salerno, Pro Muliere, 1921, in Nata troppo presto. Omaggio ad Elisa Salerno nel 50° anno dalla morte, Gabrielli Editori, Verona, 2007, pp. 81-82.
6Ibidem.
7 https://www.ilsole24ore.com/art/l-italia-resta-ultima-ue-tasso-occupazione-soprattutto-femminile-AFrUu2AD?refresh_ce=18 Sondaggio Openpolis relativo al 2023, https://www.openpolis.it/in-italia-il-divario-di-genere-sul-lavoro-e-doppio-rispetto-al-resto-deuropa/9 L. Irigaray, Io, tu, noi. Per una cultura della differenza, Bollati Boringhieri, Torino, II ed., 2004, p. 108.
10 Sondaggio di Emg per Adnkronos, https://demografica.adnkronos.com/popolazione/quanti-asili-nidi-ci-sono-in-italia-dati/#:~:text=I%20posti%20negli%20asili%20nido,realizzato%20da%20Emg%20per%20Adnkronos11 La tutela della salute della donna nel mondo del lavoro, sintesi del volume pubblicato da Franco Angeli Editore, che raccoglie i testi dei seguenti giuristi: Maurizio De Tilla, Giulio Prosperetti, Edoardo Ales, Maria Vittoria Ballestrero, Franca Borgogelli, Riccardo Del Punta e Gisella De Simone (2007) realizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, https://fondazioneonda.it/ondauploads/2014/11/La-tutela-della-salute-della-donna-nel-mondo-del-lavoro.pdf12 Lettera di Elisa Salerno n. 92 a papa Pio XII, 8 aprile 1941, in Una penna inquieta. Lettere scelte di Elisa Salerno, Edizioni Messaggero Padova, Padova, 2002, p. 289.

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