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Un segno dei tempi

Dossier “Donna e pace” 2







 

 


Fu un’ora di luce per le donne, quella della promulgazione dell’Enciclica Pacem in Terris, nel 1963, nella quale Giovanni XXIII le additava quale segno dei tempi, in quanto facevano il loro ingresso nella vita pubblica, diventando sempre più chiara ed operante in loro la coscienza della propria dignità.


Verrà poi la chiusura del Concilio Vaticano II, che l’8 dicembre 1965 proprio alle donne rivolgeva un messaggio incisivo: “Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora nella quale la donna acquista nella società una influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E’ per questo, in un momento in cui l’umanità conosce una così profonda trasformazione, che le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l’umanità a non decadere… Donne di tutto l’universo cristiano o non credenti, a cui è affidata la vita in questo momento così grave della storia, spetta a voi di salvare la pace del mondo!”.


Un impegno ed una responsabilità ribaditi dal Sinodo dei Vescovi del 1971 sulla Giustizia nel mondo, il quale chiese che venisse istituita una Commissione Pontificia di Studio sulla donna nella società e nella Chiesa. Questa Commissione raccomandava alla Santa Sede di dar seguito al progetto di Colloquio Ecumenico su Le donne e la pace, i cui scopi, ancora attuali, erano quelli di rispondere all’interrogativo: “Hanno le donne un contributo originale da apportare alla pace nel quadro di una riflessione cristiana fatta alla luce del Vangelo?”.


 







 

 


Per la Chiesa universale e per tutte le donne e gli uomini di buona volontà un richiamo ed un riconoscimento peculiare venne dal papa Giovanni Paolo II nel 1988 con la lettera apostolica Mulieris Dignitatem: “La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in modo speciale l’uomo, l’essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna – proprio a motivo della sua femminilità – ed esso decide in particolare della sua vocazione”.


E alle donne spetta un compito importante ed insostituibile anche in rapporto alla creazione. E’ quanto emerse a Basilea nel maggio 1989, dove la Conferenza delle Chiese d’Europa promosse l’Assemblea su Pace, giustizia, salvaguardia del creato: ascoltate le voci dei popoli indigeni, dei poveri, dei neri, dei membri dei movimenti di protesta politica e sociale dei paesi del Sud ed anche quella delle donne quando parlano di giustizia, pace e salvaguardia del creato. Ascoltate la loro saggezza; accettate la sfida.


 


 







 Cactian desert Diana Pace

 


 Dalla consapevolezza del valore della parola e soprattutto del vissuto delle donne prende forza il Papa, tematizzando il messaggio per la giornata mondiale della pace del 1995 proprio attorno al contributo del genio femminile: “una vera pace non è possibile se non si promuove, a tutti i livelli, il riconoscimento della dignità della persona umana, offrendo ad ogni individuo la possibilità di vivere in conformità con questa dignità(n. 1).


La costruzione della pace, in effetti, non può prescindere dal riconoscimento e dalla promozione della dignità personale delle donne, chiamate a svolgere un compito insostituibile proprio nell’educazione alla pace. Rivolgo perciò a tutti un pressante invito a riflettere sull’importanza decisiva del ruolo delle donne nella famiglia e nella società e ad ascoltare le aspirazioni di pace che esse esprimono con parole e gesti e, nei momenti più drammatici, con la muta eloquenza del loro dolore(n. 4).


Per educare alla pace, la donna deve innanzitutto coltivarla in se stessa. La pace interiore viene dal sapersi amati da Dio e dalla volontà di corrispondere al suo amore…molte donne, specie a causa dei condizionamenti sociali e culturali, non giungono però ad una piena consapevolezza delle loro dignità. Altre sono vittime di una mentalità materialistica ed edonistica…perciò le donne aiutino le donne, traendo sostegno dal prezioso ed efficace contributo che associazioni, movimenti e gruppi, molti dei quali di ispirazione religiosa, hanno mostrato di saper offrire a questo fine(5).


Alle donne chiedo di farsi educatrici di pace con tutto il loro essere e con tutto il loro operare: siano testimoni, messaggere, maestre di pace nei rapporti tra le persone e le generazioni, nella famiglia, nella vita culturale, sociale e politica delle nazioni, in modo particolare nelle situazioni di conflitto e di guerra. Possano continuare il cammino verso la pace già intrapreso prima di loro da molte donne coraggiose e lungimiranti(2).


Quando le donne hanno la possibilità di trasmettere in pienezza i loro doni all’intera comunità, la stessa modalità con cui la società si comprende e si organizza ne risulta positivamente trasformata, giungendo a riflettere meglio la sostanziale unità della famiglia umana. Sta qui la premessa più valida per il consolidamento di un’autentica pace(9).