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Precarietà e dono

Quest’estate l’avevo programmata in modo diverso e invece le cose sono andate in tutt’altra
maniera
. Mi sarebbero aspettati tre mesi di lavoro come maestra in una
scuola materna al mare, un’opportunità, un’esperienza, un sogno per chi come me
non è ancora laureato ma vuole fare quella professione. E invece mi ritrovo
così a fine sessione d’esami estiva con un po’ un senso di “sospensione”, di precarietà e con tante domande… ma
mai paura, o come direbbe Qualcuno “non temere”; sto cercando quindi di
Affidarmi e intanto di impegnarmi nella ricerca di un altro lavoro.

Quando la quarantena stava volgendo al termine ho iniziato a
chiedermi: “ho sfruttato bene questo tempo? L’ho gustato fino in fondo? È servito
o è solo passato, volato, disperso? Sono riuscita ad afferrarlo?”. Ascoltavo il
silenzio fuori, la strada deserta, mi fermavo e mi chiedevo “e io sono riuscita a fare silenzio?”.
Forse tra una cosa e l’altra ho fatto poco silenzio in quei mesi, ma ho
scoperto una sete di ascolto che mi ha “stravolta”. Sentivo già da tempo questa
esigenza, questo bisogno che ognuno di noi ha di essere ascoltato ma non
immaginavo fossimo davvero così a corto gli uni verso gli altri. Un bisogno di sentirsi Persona, un bisogno
di reciprocità, un bisogno di uno sguardo che ci faccia sentire importanti
,
il bisogno o forse è più appropriato dire “il desiderio” di avere qualcuno
davanti che anche solo stando in silenzio c’è, è presenza! È bello Esserci per
gli altri ma è anche faticoso e se si vuole Esserci davvero bisogna saper
donare il proprio tempo. Non so come sarà quest’estate, è tutta in costruzione ma vorrei continuare ad Ascoltare e a farmi
Ascoltare, cercando di approfondire le relazioni con chi incontro
.

Ma ora
si parte! Tra qualche ora mi aspetta una lunga camminata, un pellegrinaggio
notturno di quasi 38 km con come mèta Monte Berico! Camminata che non avrei
potuto vivere se quest’estate fosse andata come l’avevo programmata mesi fa. Quindi viviamo così questa precarietà,
come un Dono da accogliere
, da abbracciare, come ricchezza, come
opportunità, come affidamento, come tempo per ascoltare e farsi ascoltare… È
difficile? Certo! È difficile trasformare la precarietà in una benedizione, ma
si può fare o almeno ci si può provare! Buon Cammino!

Cristina