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PATIRE LE BEATITUDINI

Presentazione del libro di fr. MichaelDavide Semeraro

fr. MichaelDavide SemeraroMercoledì 14 aprile nella Chiesa di Araceli Vecchia a Vicenza, l’Associazione Presenza Donna ha organizzato un incontro con fratel MichaelDavide Semeraro che ha presentato il suo libro “Patire le Beatitudini”. La scrittura del libro nasce dalla richiesta fatta da un gruppo di sacerdoti per degli esercizi spirituali. Consapevole che la bibliografia su questo tema è già molto ricca, fratel MichaelDavide ha accettato di mettersi in questa ‘avventura’ di ri-ascoltare le Beatitudini perché “come spesso accade, soprattutto nella mia esperienza monastica, sono proprio quelle realtà che nascono non tanto da un proprio desiderio, ma come risposta ad una domanda, a rivelarsi delle grandi avventure”.


E di ‘avventura’ davvero si è trattato, visto che fratel MichaelDavide capovolge, nel suo libro, l’usuale interpretazione del testo delle Beatitudini rileggendole “come lo ‘sguardo’ di Gesù sulla nostra umanità”.


 


Spesso le Beatitudini vengono paragonate ai Dieci Comandamenti dati al popolo di Israele al Monte Sinai. Devono essere quindi considerate come una “nuova legge”?


 


Il monte Sinai è il luogo dove Mosè proclama la Legge, la Torah, le “Dieci Parole”, ma sul monte di Matteo Gesù non promulga nessuna legge e nelle Beatitudini non c’è nessun precetto. Il messaggio delle Beatitudini non deve essere colto come una prescrizione, ma come una ‘scuola di felicità’, una constatazione che ci libera dall’angoscia e dalla paura di essere semplicemente quello che siamo. Si potrebbe dire che questo sguardo di Gesù, che si fa Parola, ci dice: “Beato te perché sei quello che sei e non hai da essere niente di più e niente di meno”.


 


Le Beatitudini sono rivolte a tutti o vanno piuttosto considerate come il messaggio di Gesù per i suoi  discepoli?


 


Direi che sono la consegna di Gesù ai suoi discepoli, per essere un annuncio di umanità per tutti. Se è vero che alcuni elementi del Vangelo sono per tutti, i valori che sono presenti nel Vangelo sono per i suoi discepoli che, vivendoli, incarnandoli nella propria esistenza, si fanno testimonianza credibile di una possibilità di umanità. È la nostra incarnazione evangelica che dà uno spazio al Vangelo nel mondo: in questo senso le Beatitudini diventano per tutti, non dal punto di vista dell’adesione ad un principio, quanto dal punto di vista della condivisione di un cammino.


 


Come può diventare possibile essere e vivere da ‘beati’?


 


La beatitudine è entrare in relazione sempre più profonda con il Signore Gesù. Non è una questione morale, è una questione mistica nel senso della ‘relazione’. La parola di Gesù ci invita ad accogliere nella nostra vita quello che, naturalmente, saremmo indotti ad evitare, a respingere. Nelle situazioni in cui tutto sembra crollare e quando ogni cosa sembra cospirare contro la felicità, il Signore ha il coraggio di prendere la parola e di leggere in modo diverso il cammino e i cammini della vita. La beatitudine evangelica è la capacità di accogliere, assumere ed attraversare il reale nella sua durezza e talora nella sua assurdità, ma con la prospettiva di una promessa, nel respiro della fede che va oltre l’imme-diato. Penso che le Beatitudini debbano poter trasformare il mondo, e possono veramente trasformarlo se operano altrettanto sul nostro cuore.


                                                                                                                        A cura di Donatella Mottin