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La Bibbia in mano alle donne

Dossier “Donne e chiesa” 2

 







   Gli studi biblici è il settore degli studi teologici influenzato in modo significativo dall’ingresso delle donne in ambito accademico. Tra le primissime donne pioniere impegnate a lavorare in modo critico e in prospettiva femminile sul testo sacro fu Elizabeth Cady Stanton. Alla fine del secolo XIX nell’America del Nord, con 19 suffraggiste attuò un rilettura al femminile dei testi sacri, in particolare quelli riguardanti le donne, ampliandone l’interpretazione, rispetto a quella tradizionale esegetica, omiletica o devozionale. Queste donne credenti in ambito protestante, diedero origine ad un testo The Woman’s Bible (La Bibbia della donna), pubblicato in due parti: la prima nel 1895 e la seconda nel 1898. La loro ricerca ha accertato che i testi e le interpretazioni della Bibbia avevano una prospettiva patriarcale (letteralmente “regno del padre”) e che venivano impiegati per convalidare l’oppressione, l’emarginazione e l’idea negativa delle donne.

La Stanton non si avvalse delle più recenti tecniche della critica specializzata, ma partì dal presupposto che la Scrittura, pur essendo Parola rivelata portatrice di un messaggio di fede e di liberazione, è trasmessa in un linguaggio umano, che risente dei limiti culturali del contesto storico in cui i vari libri sono stati composti.


 







   Questa distinzione tra il valore teologico del testo biblico e i modi espressivi e le categorie di pensiero utilizzate, è l’acquisizione base, elaborata ormai da decenni, dalla teologia femminista. Fin dal principio le donne che hanno raggiunto l’accesso agli studi accademici e biblici, hanno dovuto fare i conti con l’autorità e l’interpretazione biblica. Elisabeth Schussler Fiorenza sostiene che “soltanto le tradizioni bibliche non sessiste e non androcentriche, soltanto le tradizioni non oppressive di interpretazione biblica hanno l’autorità teologica della rivelazione”.


 


 


 







   Mentre alcune studiose come Mary Daly respingono i testi biblici per l’interpretazione patriarcale veicolata attraverso il linguaggio, che non è mai neutrale, altre teologhe impegnano la loro fede e le loro competenze per sostenere, come dice la Schussler, “che la Bibbia non è totalmente androcentrica, ma contiene anche dei principi etici assoluti e delle tradizioni femministe di liberazione“.


 









 


 


 


 


 


 


 


 


 La lettura della Bibbia alla luce di una coscienza femminile credente è qualcosa di inedito e di complesso, che si accompagna ad un’ermeneutica appropriata e che si esplica su alcune opzioni possibili.


Katharine Doob Sakenfeld così le riassume:


·    la ricerca di testi positivi per le donne, atti a controbilanciare quelli famosi usati di loro“;


·    l’esame della Bibbia nel suo complesso per scoprirvi una prospettiva teologica capace di offrire una critica del patriarcato“;


·    lettura dei testi relativi alle donne, per imparare dall’intersecarsi della storia e delle storie di donne antiche e moderne che vivono in culture patriarcali“.


Eva è creata successivamente ad Adamo e quindi la donna è ritenuta inferiore; gli uomini ebrei ringraziano Dio per non averli creati donne e per questo i maschi sono preferiti alle femmine, le donne nelle assemblee devono tacere, ne consegue che non hanno accesso alla predicazione?.


La lettura della Bibbia con occhi nuovi, quelli femminili, ha portato ad una rivisitazione dei testi sacri, cogliendo la presenza delle donne come protagoniste della storia biblica e quindi con una responsabilità e un potere che, pur dentro delle strutture patriarcali, hanno inciso in un movimento in avanti della storia umana.

 


Rileggere con attenzione il paradigma biblico della donna nei testi della Genesi ha portato all’affermazione della sua imago Dei, del suo essere creatura umana ad immagine e somiglianza di Dio, al pari dell’uomo: “a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” (Gen 1,27). Questa prospettiva nuova ha ribaltato l’impostazione androcentrica, che vedeva il privilegio dell’imago Dei per l’umanità maschile, e solo di riflesso per quella femminile; ha portato inoltre ad un decisivo cambiamento nell’antropologia teologica in cui l’uomo e la donna in relazione sono l’immagine vivente di Dio, che è relazione.


Scoprire il volto femminile di Dio attraverso simboli, immagini, parole, espressioni, è un altro vasto campo di ricerca in cui le donne si sono cimentate, per controbilanciare la visione di Dio come Padre, Signore, Padrone, Maschio. Il rischio di vedere Dio con le categorie del maschile e del femminile, restando nella dicotomia sessuale, ha portato ad una ricerca più vasta di immagine e simboli, che andasse oltre la visione unilaterale di Dio come maschio, e potesse essere aperto alle infinite possibilità di dire Dio, in modo più inclusivo.


Sono state scoperte e messe in luce le varie figure femminili dell’Antico Testamento che si accompagnano a quelle maschili, ma che per secoli sono state ignorate e nascoste (Sara – Abramo, Rebecca – Giacobbe, Miriam – Mosè?), la cui presenza ha reso possibile l’attuazione delle promesse di Dio.


Maria stessa è spogliata del suo tipico atteggiamento femminile sottomesso e silenzioso e rivestita di grande capacità dialogica e relazionale; nel canto del Magnificat afferma con forza il rovesciamento delle categorie dei forti, per lasciare spazio a coloro che erano emarginati.


Molti racconti evangelici narrano gli incontri di Gesù con le donne e in altri ci sono indicazioni disseminate qua e là, che evidenziano un’attenzione specifica alla realtà femminile. Tenendo conto del contesto patriarcale in cui Gesù è vissuto, i suoi gesti e le sue parole sono ritenuti eccezionali e addirittura rivoluzionari: Gesù libera l’emorroissa (Mc 5, 25-34) e la donna curva (Lc 13,10-17), accoglie la peccatrice e le offre il perdono (Lc 7, 36-50), ha come discepoli non solo i “dodici”, ma anche alcune donne (Lc 8, 1-3), alla samaritana confida la sua missione di Messia (Gv 4), affida alle donne e in particolare a Maria di Magdala l’annuncio della risurrezione (Gv 20,11-18), che assume il ruolo di guida nel movimento cristiano nascente, dopo la morte di Gesù. La tradizioni e le immagini popolari ci hanno consegnato una figura negativa, ma questo ritratto non trova riscontro nel Nuovo Testamento e neppure nella letteratura cristiana dei primi secoli.


Nei testi che narrano la vita delle prime comunità cristiane, qual era il ministero delle donne nell’evangelizzazione, nella crescita delle comunità?


L’approccio attuale delle donna alla bibbia vuole essere molto di più di una rivisitazione, del recupero di figure femminili o di un nuovo spazio interpretativo. Il testo biblico non è visto come un archetipo, in cui bisogna attenersi a dei canoni prestabiliti, ma è colto come prototipo, cioè aperto ad ulteriori evoluzioni, grazie all’apporto dinamico del nuovo soggetto femminile, sia individuale che collettivo.


 


Per approfondire:


 


Letty M. Russel, Interpretazione femminista della Bibbia, Cittadella Editrice,1991.Elisabeth Schussler Fiorenza E., In memoria di lei. Una ricostruzione femminista delle origini cristiane, Cludiana, 1990


Sebastiani Lilia, Donne dei vangeli, Edizioni Paoline, 1994


De Boher Esther, Maria Maddalena oltre il mito, Claudiana, 2000


Peretto Elio (a cura di) Maria nella chiesa in cammino verso il duemila, Ed. “Marianum” e Dehoniane, 1989


Melitello Cettina, Maria  con occhi di donna, Ed. Piemme, 1999