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Donne ed ecumenismo

Dossier “Donne e chiesa” 8

Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne


 







   Una colomba si leva in volo; trasporta nel becco il simbolo della donna e ha disegnato sulle ali il globo terrestre. Questo è il logo che ha accompagnato il Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne (1988-1998), promosso dal Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC -World Council of Churches).


 


Lanciato come “contesto entro il quale le chiese membri del Consiglio ecumenico delle chiese potessero guardare alle loro strutture, ai loro insegnamenti e alle loro pratiche impegnandosi per la piena partecipazione delle donne“, il decennio fu considerato un kairos, un momento opportuno per le Chiese di promuovere la piena umanità delle donne e per creare una comunità di uomini e di donne, più autentica e fedele alla chiamata di Dio.


Il decennio ebbe inizio nel periodo pasquale del 1988 con il Messaggio di Pasqua in cui riecheggiava l’interrogativo delle donne che si recano al sepolcro: “Chi ci rotolerà via il masso?”.


Ci sono molti massi sulla strada della piena partecipazione delle donne alla vita comunitaria; infatti le pratiche e le dottrine delle chiese possono intralciare il cammino in quanto “sono ostacoli al contributo spirituale teologico e creativo delle donne e al loro processo decisionale nella chiesa e nella società“. Vi sono inoltre “strutture e modelli della funzione di giuda e di ministero che impediscono una collaborazione paritetica tra gli uomini e le donne“. Si auspicava una maggiore partecipazione delle donne nelle strutture ecclesiali, nell’insegnamento teologico, nella vita liturgica e un conferimento di potere alle donne, anche in ambiti finora inaccessibili a loro in quanto donne.


Ma la solidarietà con le donne non può limitarsi a qualche cambiamento strutturale o ecclesiologico all’interno della chiesa, pur importante; la chiesa è posta in un contesto sociale in cui ci sono altri massi da rimuovere per edificare la comunità. Così si esprime il Messaggio: “nella maggior parte dei casi le donne sperimentano gli effetti peggiori della povertà, dell’ingiustizia economica, del razzismo, della divisione in caste, del militarismo e della negazione della terra e dei diritti delle minoranze;il corpo delle donne subisce abusi da parte della tecnologia medica e viene venduto nella prostituzione. Le donne sono vittime di varie forme di violenza“.


A metà del percorso le Chiese furono visitate dalle Living Letters (lettere vive) “per dare potere e considerazione alle donne e per incoraggiare le chiese a essere in solidarietà con loro“. Si è focalizzata l’attenzione su tre problemi che riguardano le donne delle diverse regioni del mondo:


v la violenza contro le donne sia in ambito ecclesiale che sociale,


v l’ingiustizia economica e il suo impatto sulle donne a livello mondiale,


v gli effetti del razzismo e della xenofobia sulle donne.


Sono state messe in luce molte forme di violenza contro le donne, abusi sessuali del clero, discriminazioni economiche legate al sesso, atteggiamenti negativi; esperienze terrificanti che sono state raccolte nell’assemblea di chiusura del Decennio, svoltosi ad Harare, Zimbabwe (27-30 novembre 1998). Durante l’ascolto delle violenze subite, le donne hanno versato acqua dentro un recipiente-mondo, per simboleggiare le lacrime versate da tante donne in ogni angolo della terra.


Il bilancio tracciato alla chiusura dice chiaramente che il Decennio, che doveva mostrare la solidarietà delle Chiese, composte di uomini e di donne, è diventato un Decennio delle donne in solidarietà con le donne. Pur non nascondendo le resistenze delle diverse Chiese, le donne in questi anni hanno vissuto una partecipazione forte e appassionata in ogni settore della vita delle Chiese.


 


Nella lettera finale indirizzata al Consiglio Mondiale delle Chiese si evince, come dice Elizabeth Green, pastora battista italiana che ha partecipato all’assemblea di Harare, che ci sono


     donne impegnate nella teologia che chiedono una maggiore apertura delle chiese alla teologia delle donne;


     donne impegnate nella lotta contro la violenza nella casa, nella Chiesa, nella società che chiedono che finalmente le Chiese mettano al centro della loro pratica l’eliminazione della violenza contro le donne;


     donne impegnate nella lotta contro l’impoverimento dei paesi poveri dei due terzi del mondo che si aspettano che le Chiese difendano il diritto delle donne alla terra e che i soldi del debito cancellato siano devoluti a progetti a favore di donne e bambini;


     donne impegnate nella lotta contro il razzismo che chiedono alle chiese di adoperarsi per sradicare ogni forma di razzismo“.


Il Decennio si è concluso, ma il lavoro da fare è appena cominciato per creare una chiesa rinnovata in cui uomini e donne condividono in pienezza la grazia di Dio e ciascuno/a è riconosciuto/a per quello che è e per quello che può offrire.


Il mandato per il futuro è passare dalla solidarietà alla responsabilità (move the churches from solidarity to accountability), che si può riassumere con le parole del titolo del video del decennio: “La tua storia è la nostra storia“.


 


Per approfondire:


www.wcc-coe.org/wcc/what/jpc/women.html