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DeGustaLibri

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Il racconto di chi ha partecipato

Nel
pomeriggio di sabato 15 marzo 2014, al Centro Studi Presenza Donna in Vicenza,
si è tenuta una gustosa manifestazione in appendice all’Assemblea Ordinaria.
Federica Cacciavillani ha svolto la relazione annuale dell’Associazione Centro
Documentazione e Studi Presenza Donna, dove ha messo insieme le iniziative
svolte nel 2013 con i prossimi impegni del 2014, sollecitando nuovi spunti di
intervento per il futuro.

Esaurita la sessione assembleare, Federica ha chiamato in
cattedra Chiara Peruffo, Donatella Mottin e Dario Vivian per presentare tre
libri significativi sulle donne.

Ad intervallare ogni presentazione, è
intervenuto un raffinato intenditore di vini, Federico Cacciavillani, a cui è
stato dato il compito di accostare un
tipo di vino al tema del libro che veniva proposto.

A Chiara Peruffo è stata affidata la presentazione di «Io
sono Malala»
, di Malala Yousafzai (Garzanti 2013). Chiara ci ha dapprima
proiettati nel contesto geo-politico nel quale il libro è ambientato. La bella
valle dello Swat nel Pakistan, che dopo la stagione liberale interpretata da un
Presidente donna, Benazir Bhutto, ha conosciuto la recrudescenza islamista con
l’avvento dei talebani. Chiara coglie bene la sintonia tra la figlia Malala
e suo padre, di etnia Pasthun, che
sempre ha dimostrato simpatia verso il nuovo corso liberale della politica. Paventando
anni difficili, aveva profetizzato alla tenace Malala un futuro meno
problematico, per
lei che fin dalla nascita egli aveva saputo ospitare con gioia e orgoglio e che ora desiderava far studiare, sottraendola al destino di
analfabeta di moltissime donne del Pakistan. 

E Malala non si tira indietro,
perché a 11 anni
comincia a denunciare in un blog il regime dei talebani,
apertamente avverso alla cultura e
al sapere, soprattutto delle donne. A 15
anni, nello scuolabus che la riporta a casa insieme ad alcune amiche, viene
colpita al volto da un talebano armato. La gravità delle ferite impongono un
quasi immediato trasferimento in un ospedale inglese dove la giovane pakistana, ben curata, riesce
a guarire e poi decide di raccontare la sua storia, ripartendo dalle origini,
dalla paradisiaca valle dello Swat. Chiara Peruffo ci ha trasmesso la forte
linearità di questa storia in cui sono intrecciati coraggio, tolleranza e la
richiesta di salvaguardia dei diritti all’educazione che Malala esporrà
successivamente in un intenso discorso
alla Nazioni Unite.


Federico Cacciavillani ci ha poi guidato a gustare un vino
spigliato, interprete dello slancio edel vigore della figura di Malala,
scegliendo uno spumante Durello Monti Lessini DOC dell’Azienda Dama della Rovere. Un vino
bianco, mosso da delicate bollicine, dai profumi molteplici. Persino sentori di
agrumi si sprigionano dal bicchiere di un vino che trova in una zona a cavallo
fra le province di Vicenza e Verona l’humus più adeguato per esprimersi.


A Donatella Mottin è toccato poi il compito forse più
ostico, quello di introdurci al libro di Dacia Maraini: «Chiara d’Assisi.
Elogio della disobbedienza» (Rizzoli 2013). Fin da subito Donatella ha marcato
un certo disagio in relazione alla crudezza di alcune descrizioni sulla vita
della Santa. La Maraini crea un parallelismo tra una giovane ragazza siciliana
colpita da una forma di anoressia, anche lei di nome Chiara, che esplora,
inabissandosi nei gorghi della malattia, una forte tensione di spiritualità.


E
poi c’è lei, Chiara d’Assisi, che attraverso le mortificazioni del proprio
corpo, giunge a forme di assoluta libertà, valicando il limite della propria
fisicità. Alle donne che come Chiara sceglievano nel Medioevo la via del
convento, veniva preclusa la predicazione esterna e così lei sceglie di
imprigionare il proprio corpo  per
ascendere alle vette della mistica. L’agognata Regola dell’Ordine delle
Clarisse, da lei fondato, venne approvata con bolla papale da Innocenzo IV nel
1253, poco prima di morire. Donatella alterna la sua «recensione» con la lettura di alcuni densi brani del
libro per meglio aiutarci a penetrare nelle «alte» tensioni spirituali delle
due protagoniste del libro.



Federico
Cacciavillani propone un accostamento con un vino Lugana DOC 2013 dell’Azienda
Vitivinicola Zenato, un vino fermo che si caratterizza per la sua semplice
fragranza. L’esperto sommelier sceglie
ad hoc un vino bianco, più prossimo alla sensibilità femminile e più contiguo
verso una vocazione mistico-religiosa.

 


Dario Vivian propone un libro non scritto da donne ma nel
quale è una donna ad essere protagonista: Maria, la madre di Gesù. Il titolo è: «Il testamento di Maria» (Bompiani 2014) il cui autore è Colm Toibin, scrittore
cattolico di origine irlandese. Il libro esce in una stagione che registra un
discreto ritorno sia di produzioni
cinematografiche che letterarie a sfondo
religioso.
Colm Toibin immagina un monologo della Vergine sulla via della
vecchiaia a Efeso,
l’ultima città dove, secondo una tradizione, avrebbe vissuto
prima di morire.


Dario pone l’accento su due visioni e interpretazioni della
vita di
Gesù, quella dei discepoli che ne hanno fatto una sorta di icona e quella
di Maria, la madre che ne ha seguito i passi condividendo le ansie e i dolori
della sua breve vita. Anche Dario intercala il suo commento con la lettura di
alcuni passaggi più significativi del libro, laddove meglio emerge il «volto
umano» della figura di Gesù.



Il vino abbinato al libro di Toibin lo sorbiamo in un luogo
assai suggestivo. Infatti dalla sala conferenze ci spostiamo di qualche metro
con il nostro bicchiere in mano e approdiamo alla sala degli archi del Convento
delle Orsoline in Contrà san Francesco Vecchio, nella parte più antica
risalente al Convento delle Suore Visitandine, dove ritroviamo il nostro impagabile
sommelier.




Federico questa volta ha piazzato sul tavolo imbandito un Valpolicella
Classico Superiore 2011
dell’Azienda Vitivinicola Zenato. Un vino rosso,
vitigno corvina, bello corposo e dai variegati sentori di frutta e fiori. Nel
rosso intenso di questo nettare c’è il colore della Passione di Cristo, di cui
Maria più di tutti ha portato il dolore.

Un grazie anche a Mirko, aiuto sommelier, a Martina,
collaboratrice di Presenza Donna e alle sorelle orsoline, gentili e impeccabili
nel servire con garbo e sorriso in questo gustoso evento senz’altro da
ripetere.

Pierluigi
Tregnaghi con il contributo di Licia Giardina

soci Associazione Presenza Donna