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Cara Ijeawele, lettera a una mamma

Quindici semplici consigli per crescere una figlia femminista

«Quel che più si avvicina a una formula sono i miei due “Strumenti di
Femminismo” e vorrei condividerli con te come punto di partenza. Il primo è il presupposto,
la solida, incontrollabile convinzione da cui partire.  Il presupposto femminista dev’essere: io sono
importante. Ho pari importanza. Non “se solo”. Non “a condizione che”. Io ho
pari importanza. Punto. Il secondo strumento è una domanda: se inverti l’ordine
dei fattori, ottieni gli stessi risultati?».

Se mi chiedeste oggi un consiglio
su una lettura che affronti il tema dell’educazione al femminismo non avrei
alcun dubbio: Cara Ijeawele. Quindici consigli per crescere una figlia femminista(Einaudi, 2017, 88 pag.). Si tratta dell’ultimo saggio di Chimamanda Ngozi
Adichie, scrittrice nigeriana pluripremiata, nata nel 1977, divenuta celebre in
seguito a una sua conferenza intitolata Dovremmo
tutti essere femministi
. Afferma l’autrice nel libro: «a volte c’è qualcosa che non va nella trattazione di questioni
di genere, cioè l’idea preconcetta che le donne siano moralmente “migliori”
degli uomini. Non lo sono. Le donne sono esseri umani come gli uomini».

Quando sentivo pronunciare la
parola “femminismo” mi ritrovavo ad essere contro a questo concetto, poiché non
credevo e non credo nella superiorità delle donne ma nella parità di genere, in
quanto siamo tutte persone. Leggere questo libro mi ha tuttavia aiutato a
comprendere meglio il concetto di femminismo: per femminismo non si intende superiorità
del genere femminile in quanto moralmente migliore, ma atteggiamento o
posizione di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi,
ritenendo che le donne siano state e siano discriminate dagli uomini.

In questo saggio, scritto sotto
forma di lettera, l’autrice, interpellata da un’amica d’infanzia, individua
quindici regole per crescere una figlia femminista e le argomenta. Per allevare
una figlia femminista la madre deve per prima cosa lavorare su sé stessa, come
afferma la scrittrice nel primo consiglio sii una persona completa. Dev’essere
una madre che conceda spazio ai propri errori, alle proprie necessità, che
induca la figlia a leggere. Al primo consiglio è collegato il secondo fatelo
insieme
: «accudire i figli non è un terreno solamente materno, i padri
non aiutano le madri, fanno semplicemente quello che devono fare, la
condivisione deve essere reale, e quando è reale il risentimento non esiste. È
importante che i genitori trasmettano
alla figlia un forte senso di identità
», la inducano a pensare che l’obiettivo non è rendersi piacevole
agli altri, ma essere pienamente sé stessa.

I quindici
consigli risentono chiaramente del retroterra culturale africano dell’autrice e
dell’amica, ma si tratta comunque di un libro dove si trovano indicazioni e
risorse che valgono in generale, ovunque e per tutte. Si tratta di un saggio
breve ma profondo e stimolante, che nella sua semplicità offre spunti per
riflettere su tematiche attuali quali la differenza di genere e l’educazione dei
figli. Parliamo di una lettura che tutte le madri dovrebbero leggere per
educare più consapevolmente i propri figli, maschi o femmine che siano: è un
piccolo libro, ma che contiene grandi verità.
Angela Pasqualetto
3a FL – Liceo Pigafetta
 
*** DISPONIBILE AL PRESTITO NELLA BIBLIOTECA DI PRESENZA DONNA!