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Attendere e accogliere

Brevi commenti ai vangeli di avvento a cura di Donatella Mottin

Per i credenti, le settimane
dell’avvento vedranno, come momenti centrali, i testi dei vangeli della
domenica. Testi che ci aiuterebbero sicuramente a vivere più in profondità i
nostri giorni, se ne “masticassimo” qualche frase ascoltata, se si
affacciassero tra tutte le cose, gli incontri e gli scontri delle giornate che
ci porteranno al Natale. Ogni frase dei vangeli è stata scelta, meditata,
pregata dagli autori prima di confluire nei testi, e non potendo soffermarci su
tutte, lo facciamo su una per ognuna delle quattro domeniche di avvento.

 

1a domenica – Matteo 24,37-44

“Vegliate, dunque, perché non
sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”

Siamo spesso portati, ascoltando
questo brano, a fermare la nostra attenzione sui segni da fine del mondo che
vengono nominati e che provocano timore. Rischiamo di perdere di vista l’invito
del brano che non è minaccia o giudizio, ma proposta di cammino: “Vegliate…”.

Gesù non presenta come negative
le cose che tutte e tutti siamo chiamati a svolgere nel nostro quotidiano, come
ricorda negli esempi relativi al diluvio, ma chiede di svolgerle in altro modo,
con una consapevolezza diversa, senza lasciarsi prendere dalla ordinarietà
della vita al punto tale da chiudere il nostro sguardo e non accorgerci di
quanto sta accadendo. Un paio di capitoli dopo, Matteo nel suo vangelo ci
racconta un’altra esortazione simile che ci aiuta a leggere anche questa: è
l’invito alla veglia che Gesù fa ai suoi discepoli nel Getsemani: “Rimanete
qui e vegliate con me”
(Mt 26,38), mentre invece i discepoli si rifugiano
nel sonno. Il richiamo a vigilare è quindi legato a un essere pronti, a tenere
gli occhi aperti, capaci di cogliere il tempo che viviamo, senza lasciarci
vincere dallo scoraggiamento e dalla paura. Assumersi la responsabilità di
guardare con gli occhi di Dio quanto accade, sapendo che il suo è sempre uno
sguardo di misericordia. La nostra attesa non può essere di pericoli,
distruzioni, morti, noi attendiamo l’irrompere di Dio nella vita e nella
storia, per trasformare le nostre vite e le nostre storie…

 

2a domenica – Luca 1,26-38

“E l’angelo si allontanò da lei”

Era giovane Maria e sicuramente
con tanti sogni e progetti per la sua vita futura con Giuseppe a cui era
promessa. In un momento, tutto sbiadiva fino a scomparire, a causa dell’angelo
mandato da Dio nella sua casa, a Nazareth, cittadina mai nominata nelle
Scritture, terra di confine dove la vita era intrecciata con quella di tanti
pagani. L’angelo aveva parlato del concepimento di un figlio che sarebbe stato
l’Altissimo, il figlio di Dio, ma era lei a dover scegliere, Dio rispettava la
sua libertà.

Aveva chiesto spiegazioni Maria,
perché non capiva, era turbata e si chiedeva il senso di quanto stava
accadendo. Poi aveva detto il suo . E l’angelo si era allontanato da
lei. Non la semplice costatazione di un fatto temporale, ma la descrizione in
scarne parole dei giorni futuri: l’angelo non sarebbe più tornato a rispondere
alle domande, a chiarire dubbi, a nominare eventi che dimostravano l’intervento
di Dio come la gravidanza di Elisabetta. Non ci sarebbero più stati angeli
nell’esistenza di Maria.

Come per ciascuna e ciascuno di
noi: qualche istante di luce e poi la fatica della fede, a volte la sensazione
di una pesante solitudine; chiarezze poche, dubbi tanti.

Maria trascorre tutto il resto
della vita a rendere quel primo l’origine e il centro di tutte le scelte; spesso senza capire, custodendo nel
cuore i fatti, gli incontri, gli avvenimenti, come ci ricorda l’evangelista
Luca con una frase che potrebbe essere tradotta anche con: Maria prendeva i pezzi e li metteva insieme”. Ci vuole una vita… anche per noi se, come Maria,
vogliamo dire: “Ci sono mio Dio, e farò tutto quello che posso perché il tuo
sogno per me, accada”.

 

3a domenica – Matteo 11,2-11

“Sei tu colui che deve venire
o dobbiamo aspettare un altro?”

Giovanni è in carcere, molto
probabilmente consapevole che da lì non uscirà vivo. Aveva passato tutta la sua
esistenza a richiamare alla conversione. Aveva battezzato con acqua,
anticipando chi lo avrebbe fatto in Spirito. L’ultimo dei profeti che, in
quanto tale, cercava di leggere il senso della storia e di dire la visione di
Dio sulla realtà, manda a Gesù – tramite i suoi discepoli – una domanda
drammatica: “Sei tu…?”. Giovanni aveva presentato il Messia come colui
che portava la scure per tagliare ogni albero che non dava frutto e gettarlo
nel fuoco, colui che avrebbe battezzato i giusti e distrutto con il fuoco i
peccatori. Gesù non si comporta così, lui comunica vita anche ai peccatori,
anche ai nemici… e Giovanni non comprende più.

La domanda del Battista è
tremenda perché è la nostra stessa domanda: che Dio aspettiamo? In che Dio
crediamo? Abbiamo sbagliato tutto?

Gesù prende come risposta, per
chi lo ascolta e per Giovanni, parte del discorso di Isaia (35 e 61) solo per
quanto riguarda le azioni che tendono a restituire la vita a tutti.

Il Messia è quel bimbo venuto, il
Dio fragile, debole, il cui segno principale è la piccolezza e l’assunzione dei
nostri limiti. È questa la buona notizia: la liberazione per ogni donna e per
ogni uomo, la misericordia per tutte le situazioni, l’accoglienza di tutti i bisogni,
le attese, le domande.

E beato chi non si scandalizza di
questo Dio.

 

4a domenica – Matteo 1,18-24

“Giuseppe, suo sposo, poiché
era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in
segreto”

Mentre Luca racconta
l’annunciazione a Maria, Matteo narra l’apparizione dell’angelo a Giuseppe. In
un unico versetto il testo ci dice che Maria si trovò incinta, prima di andare
a vivere insieme al suo sposo, per opera dello Spirito Santo; poi viene
presentato Giuseppe: un uomo giusto e pio. Questo termine “giusto” non era
inteso – come è spesso per noi – in senso moralistico, ma veniva usato per
indicare un ebreo fedele osservante di tutte le prescrizioni della legge.
Proprio per l’osservanza a quella legge, Giuseppe avrebbe dovuto denunciare
pubblicamente Maria, che sarebbe così andata incontro alla lapidazione. Ma egli
non vuole farlo e pensa di ripudiarla in segreto, perché l’atto di ripudio
consisteva in una semplice affermazione scritta che scioglieva il matrimonio.

Il fronte della Legge si incrina
di fronte a una scelta d’amore: Giuseppe va contro alle proprie convinzioni e
regole religiose e in questa breccia, provocata dalla sua scelta, può farsi
spazio la parola e il progetto di Dio che dice a Giuseppe di non temere e
prendere con sé Maria e il bambino.

Nel testo del vangelo che
precede questo, viene narrata la genealogia di Gesù, con i nomi di tutti gli
uomini che “generavano” i figli maschi della propria discendenza, come era
usanza dire per gli ebrei. Questa lunga genealogia si interrompe con Giuseppe:
egli, infatti, non “generò” Gesù; molto più semplicemente e profondamente, lo
accolse.
Donatella Mottin