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Uomini, mariti, padri

Papa Francesco e la maschilità

*articolo di Fabio Colagrande (fonte: Il Regno delle donne, qui)
In questi cinque anni il papa ha lentamente proposto un nuovo modello maschile, e sembra suggerire alla Chiesa come ormai non basti più che gli uomini parlino delle donne, dei loro diritti, del loro ruolo: dovrebbero iniziare a parlare di sé stessi e capire come gettare via la maschera patriarcale.
 

Spesso si attribuisce al papa il merito di aver rilanciato, nei cinque anni di pontificato appena compiuti, il dibattito sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa. Se resta innegabile questo suo contributo, molto più originale mi pare l’impulso dato da Francesco alla messa in discussione, non tanto e non solo degli stereotipi femminili, quanto di quelli maschili.

UN NUOVO MODELLO MASCHILE

Il papa che ha una devozione particolare per san Giuseppe, tanto da tenere nella sua stanza una statuetta che lo raffigura dormiente, ha lentamente proposto, dal 2013 a oggi, un nuovo modello maschile, in antitesi con l’immagine logorata dell’uomo potente, dominatore, vincente. Misericordia, tenerezza, silenzio, capacità di ascolto, dialogo, accoglienza, riconoscimento delle proprie fragilità, sono tutte categorie evangeliche generalmente considerate “femminili” che Bergoglio addita a tutto il popolo di Dio, spiazzando – se ci si pensa – soprattutto un’ermeneutica maschilista del cattolicesimo.
In questo senso anche gran parte delle resistenze al suo magistero possono essere lette come reviviscenza di quello che lui chiama “machismo” anche nella cultura cristiana. La Lettera che chiudeva l’Anno santo della misericordia proponeva – non a caso – come icone due donne evangeliche – l’adultera di Giovanni 8 e la peccatrice di Luca 23 – viste in contrapposizione con i dottori della legge, i lapidatori e il fariseo: modelli maschili incapaci di comprendere la misericordia di Dio. Non è difficile ritrovare questa difficoltà a concepire e accogliere la radicalità evangelica nei principali detrattori del pontificato di Francesco.

RIMETTERSI IN DISCUSSIONE: RIFLETTERE SULL’IDENTITÀ MASCHILE
Il papa sembra cioè suggerire alla Chiesa come ormai non basti più che gli uomini parlino delle donne, dei loro diritti, del loro ruolo; dovrebbero forse iniziare a parlare di loro stessi. Ci si è interrogati sull’identità femminile, sull’apporto femminile alla società e alla cultura, sulla maternità, ma un’analoga riflessione non è ancora stata fatta sul maschile. Semplicemente perché fino ad ora quest’ultimo è stato considerato la norma, la regola, mentre il femminile era solo una differenza.
Ma proprio nell’ottica della reciprocità e di una complementarità non rigida e predeterminata nel rapporto uomo donna, possiamo oggi andare oltre la ridefinizione del femminile per provare a chiederci come l’uomo possa davvero gettare via la maschera patriarcale e ritrovare la propria libertà. Solo così si potrà superare la crisi d’identità del maschio, marito, padre – ma anche religioso, sacerdote – a cui stiamo assistendo.
In una lettera indirizzata alla scrittrice spagnola María Teresa Compte Grau, il 2 marzo 2018, Francesco ha sollecitato esplicitamente una rinnovata ricerca antropologica per andare sempre più a fondo non solo nell’identità femminile, ma anche in quella maschile. Vengono in mente alcune sorprendenti parole del numero 286 dell’Amoris laetitia, documento frettolosamente ridotto da alcuni a un lasciapassare eucaristico per i divorziati risposati, ma in realtà pieno di ben altri spunti innovativi. Qui il papa delinea un’inedita figura paterna dedita anche a compiti domestici e alla cura dei figli, per adattarsi alla condizione lavorativa femminile, e aggiunge che questi “sani” interscambi con la moglie non rendono certo il padre meno maschile. Di nuovo, si delinea un archetipo di padre simile a quella della Santa Famiglia, addirittura capace di vincere l’orgoglio e farsi carico, nel silenzio e nell’obbedienza, di una paternità che non è sua, per sostenere e curare la sposa e il figlio, senza pretendere nulla per sé. Il tutto in piena libertà e realizzandosi pienamente fino alla santità, oltre ogni pettegolezzo e luogo comune.

È probabilmente necessario ripartire da una profonda alleanza uomo-donna per realizzare una rilettura comune del maschile e del femminile. Forse, come ha affermato la teologa Marinella Perroni, prima o poi ci sarà un papa che scriverà la “Viri dignitatem”, e proporrà come oggetto di discussione e riflessione l’identità maschile. Allora potremmo dire che è davvero iniziata una nuova epoca.