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Servizio civile, facciamo il punto

Un’occasione per condividere le emozioni di questo primo mese

Si è soliti pensare, quando si vive un’esperienza ricca e positiva, che “il tempo vola”. Ecco, per questo primo mese di servizio civile è un modo di dire che calza alla perfezione: sembra ieri il 12 settembre, giorno in cui ho incontrato per la prima volta gli altri volontari dei progetti presso Villa Savardo e Villa Sant’Angela, e rivisto le suore orsoline che promuovono questo anno di servizio.
Alla prima riga ho utilizzato due aggettivi che, a mio avviso, in questo contesto sono complementari tra loro: secondo me si definisce “positivo” quel genere di esperienze che, trovandosi a tirare le somme su quanto svolto e vissuto, conta un numero maggiore di emozioni che hanno dato soddisfazione a chi le ha vissute. Mi sento di dire che nel mio caso questo primo mese a Presenza Donna è stato positivo e soddisfacente in ogni momento trascorso a contatto con questa realtà a me nuova e tutta da scoprire. Le ragioni sono molte e svariate, dalla disponibilità e calorosa accoglienza della mia Olp sr Maria Grazia e della direttrice del centro sr Federica, con le quali collaboro a stretto contatto tutti i giorni (non tralasciando però tutte le altre suore della congregazione che ho avuto la fortuna di conoscere), alla simpatia e al coinvolgimento di Enrico, dipendente di Presenza Donna. Insieme mi hanno avvicinato ad un mondo fatto di condivisione, cultura, solidarietà e impegno sociale a sostegno delle principali tematiche legate agli studi di genere, conoscendo sia associazioni della realtà vicentina, sia personaggi internazionali quotidianamente dedicati agli altri ed alla costruzione di una società di ponti di pace.
Durante la prima settimana di servizio, ho partecipato ad un incontro con Rosemary Nyirumbe, una suora ugandese impegnata da anni a salvare le bambine-soldato vittime dell’Lra; durante il suo intervento mi è rimasta impressa questa frase, “Noi dobbiamo accettare che non possiamo salvare tutto il mondo, ma possiamo cercare di salvare una madre e un bambino alla volta”. Erano passati solo tre giorni dal mio inizio e già avevo trovato una persona capace di riassumere il flusso di pensieri che da tempo affolla la mia mente: spesso pensiamo, crediamo fortemente che alcuni aspetti della realtà che stiamo vivendo siano sbagliati o da migliorare, ma non passiamo mai all’azione, nascondendoci dietro alla scusa che comunque non cambierebbe poi molto, se anche gli altri non fanno qualcosa. La verità, e ne ho avuto la conferma in questo primo mese, è che è vero, saremmo sconfitti già in partenza se ci ponessimo come obiettivo quello di salvare tutti, ma al contrario, se ci focalizzassimo ognuno su un diverso aspetto della società che necessita di essere cambiato, in questo caso potremmo ottenere dei risultati in un primo momento impensabili.
Grazie alle attività promosse ho avuto modo di conoscere di persona Jeremy Milgrom, rabbino impegnato da trent’anni nel dialogo interreligioso con la comunità palestinese, nella convinzione che, per migliorare la situazione, sia necessario in primis abbattere i muri generati dalla violenza e dall’odio; Sante Bressan, presidente dell’associazione Insieme per Sarajevo, che dal 1996 si impegna nell’aiuto dei bambini e delle famiglie reduci dalla guerra nell’ex Jugoslavia; le stesse suore Orsoline da anni accolgono attraverso Villa Savardo donne provenienti da numerose condizioni di difficoltà e disagio – minorenni, immigrate, carcerate, madri con bambini – aiutandole, attraverso l’ascolto e la solidarietà quotidiana, a fare pace con il passato e ad essere inserite nella comunità attraverso corsi specifici che insegnano loro un lavoro, anche con l’ausilio di stage in aziende partner.
Questa non è altro che la punta dell’iceberg di quanto ho vissuto in questo primo mese, dal momento che una parte delle mie attività quotidiane comprende la lettura, selezione e catalogazione degli articoli inerenti agli studi di genere, destinati ad implementare la biblioteca del centro: un’occasione dal valore inestimabile, che mi permette di approfondire notizie, realtà locali ed internazionali altrimenti impossibili da conoscere; sono momenti del servizio che offrono ispirazione per una crescita personale, spazio per riflettere e capire che di persone “impegnate” in giro per il mondo ce ne sono molte, e tante altre sono ancora da scoprire.
L’altro aggettivo che ho utilizzato per questa esperienza è “ricca“, poiché ho già appreso moltissime attività mai svolte prima, come la creazione di pagine web, l’aggiornamento del catalogo online della biblioteca, la gestione delle dinamiche organizzative che precedono e seguono un incontro con ospiti internazionali, l’uso di programmi di grafica per la creazione di locandine legate ai diversi eventi proposti dal centro, e così via.
Ultime, ma non meno importanti, sono state le ore che la mia Olp ha dedicato alla presentazione della figura di Elisa Salerno: scrittrice e attivista vicentina del primo ‘900, il cui patrimonio di scritti è stato interamente donato alla Congregazione delle suore Orsoline, si è sempre autodefinita una femminista cristiana, al punto che la sua figura, a lungo tenuta all’oscuro, è lentamente riemersa negli ultimi trent’anni. Una donna da alcuni considerata scomoda, ma che alla luce degli eventi degli ultimi decenni si sta dimostrando estremamente attuale, all’avanguardia rispetto all’epoca in cui è vissuta, e che in virtù di queste ragioni merita di essere valorizzata e restituita al patrimonio culturale, sia vicentino che italiano.
 
Rileggendo quanto ho scritto, mi rendo conto che questo anno mi sta offrendo la possibilità di crescere sia da un punto di vista personale che lavorativo, conoscendo persone, azioni e storie volte a fare la differenza, a migliorare la qualità della vita delle persone. Sono entusiasta di questo mio primo mese, e consapevole che le emozioni che ancora mi aspettano saranno destinate a crescere e superare ogni aspettativa.
A presto!
 
Arianna Bertuzzo