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Raccontare e raccontarsi

Primo incontro di partenariato per le volontarie del Servizio Civile Universale

…”Scrivere per me è la possibilità di essere ciò che voglio e di esprimermi
autenticamente, raccontare una storia  la mia storia  
senza sentirmi
giudicata; è un luogo dove posso lasciare tracce di memoria intima e condivisa,
ricchezza interiore e sentimento di bellezza, un abitare che insegna a fare
spazio facendosi a sua volta spazio tra le pagine della vita, che richiede di
mettersi a nudo per cogliere sfaccettature sempre nuove della propria personalità.
La scrittura che crea con-tatto è densa di empatia e di emozioni; è una spinta
incessante verso l’altro e verso l’Oltre sé, dimensione cui nessuno può
sottrarsi”…

Così le giovani volontarie del
Servizio Civile Universale sintetizzano quanto vissuto durante il primo
incontro di partenariato realizzato martedì 18 dicembre 2018 presso Villa Savardo, a Breganze (VI), e guidato da Elena Dal Ben, esperta della LUA (Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari). È stato un momento emotivamente forte e coinvolgente, ma altrettanto
fondamentale per fornire a ciascuna degli strumenti per leggere la propria vita
passata e presente attraverso la scrittura: una finalità dell’incontro, infatti, era anche quella di poterle introdurre alla realizzazione di alcuni progetti individuali previsti nelle due sedi di progetto, Villa Sant’Angela (nello specifico, la raccolta dei racconti delle ospiti) e Villa Savardo (relativi all’accompagnamento e al supporto delle donne ospiti nella rivisitazione della propria storia). La LUA, infatti, propone l’approccio della scrittura autobiografica come metodologia di lavoro personale e di gruppo, che
oggi giorno viene sempre più sperimentata nei contesti più diversi, dalla
scuola al lavoro, alle comunità di varia natura, dato il suo carattere
peculiare educativo e terapeutico che la investe soprattutto per la sua
principale destinazione: quella sociale. Si scrive per comunicare qualcosa, per
far sapere, conoscere. Si scrive per gli altri, ma anche per sé, perché quando
vediamo impresso nella pagina un pensiero, un ricordo, un brano di vita
vissuta, ce ne riappropriamo una seconda volta, amplificandone la portata
emotiva: la storia di ciascuno ha sempre qualcosa di specifico, di eccezionale
ed importante che le conferisce una dignità propria, unica ed inimitabile,
bellissima e ingiudicabile.

A partire da alcuni spunti
proposti da Elena, dunque, ogni giovane si è presentata alle altre attraverso
un oggetto, una foto, un ricordo, tutti elementi che parlano a ciascuna in modi
e a livelli differenti
, a seconda del bagaglio di vita con cui ognuna è
arrivata ad intraprendere l’anno di servizio civile: alcuni legati alla
scrittura vera e propria (una penna stilografica, una matita, un temperino, un quaderno),
altri alla dimensione della lettura (kindle – libreria multimediale tascabile) e al linguaggio più prettamente visivo
dato dalla macchinetta e dall’album fotografico, volti a fissare istanti e
situazioni, per poterle guardare e riguardare ogni volta con cuore ed occhi nuovi,
alla luce di tutti quegli eventi che danno significato alla quotidianità di
ciascuna. Tra i vari simboli individuati ci sono stati anche un accendino, un
anello, una matriosca ed uno zaino, elementi che hanno offerto la possibilità
di entrare più nel dettaglio dell’esperienza personale attraverso la scrittura,
in quanto essa stessa contenuto e contenitore di linguaggio e memoria.

      

In un ipotetico itinerario che
muove dalla sfera più esteriore a quella più intima e nascosta, si è compiuto poi
un altro passo, sempre in punta di piedi. Dopo aver osservato alcune immagini
di paesaggio (dalla baia assolata, al bosco placido; dalla quiete del deserto
al tramonto mozzafiato; dall’onda impetuosa che si infrange sulla superficie
dell’acqua al prato fiorito che rallegra l’anima), la proposta è stata quella
di trasferire su carta il paesaggio in cui
ciascuna si riconosceva: è stata la prima di due parti particolarmente intense
dell’incontro. Lasciarsi ascoltare, donando agli altri parte di sé non è mai
facile né scontato, costituisce un momento quasi sacro se le persone che
ascoltano sono predisposte ad accogliere un determinato racconto nel modo adeguato.

Come ultimo momento, successivo
alla visione di alcuni contributi video relativi alla metodologia di lavoro della
LUA, ogni ragazza è stata invitata a scrivere una lettera ad una persona
fisica, ringraziandola per un gesto di attenzione ricevuto durante l’infanzia
oppure esprimendo il desiderio, rimasto inascoltato, di riceverla: l’atmosfera
si è fatta densa di spiritualità, perché, in un modo quasi “brutale”, ad ognuna
è stato chiesto di mettersi in contatto con la propria interiorità, di riconciliarsi con il passato, facendo riaffiorare ricordi che volutamente  o
meno  erano stati lasciati decantare nella mente. Tutto ciò per mostrare come
da esperienze lontane, siano state gioiose o di prova, si possa ripartire con
nuovo slancio per la vita presente, culla del futuro prossimo di ogni giovane.

La condivisione conclusiva ha
senza dubbio arricchito tutte le persone coinvolte, poiché ognuna ha
percepito in modo unico quanto offerto dalle altre, secondo la propria
sensibilità, di giovani e di donne desiderose di spendersi al meglio in questa
esperienza condivisa di servizio.  

Lara Iannascoli