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Parole da gustare nel cammino

Donatella Mottin ci accompagna nelle domeniche di Quaresima

Le domeniche di Quaresima sono
dense di Parola, ma anche di… parole. Sarebbe bastato solo uno dei lunghi
Vangeli, per coprire di riflessioni tutto il periodo che ci accompagna verso la
Pasqua e c’è il rischio di lasciare tutta questa grande ricchezza al solo
momento dell’ascolto domenicale. La proposta è di fermarsi su poche parole,
quelle che ci hanno parlato quando le abbiamo ascoltate e di portarle con noi
durante la settimana, ripensarle, ripeterle, per “stare” con Gesù in questo
tempo con semplicità, ma forse più in profondità. Io, per me, ho scelto queste:

 

PRIMA
DOMENICA: LE TENTAZIONI – Matteo 4,1-11

Gesù venne condotto nel
deserto… Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe
fame
.

Nel deserto per quaranta giorni e
quaranta notti… Mi interrogano sempre più questi tempi, a volte lunghissimi,
altre relativamente più brevi, di cui le Scritture non ci dicono nulla. Chissà
cosa avrà pensato Gesù in quelle giornate da solo. Il deserto è il luogo
dell’Esodo, una fase di passaggio in funzione di qualcosa che si deve compiere.
Certo il racconto delle tre tentazioni, che Matteo inserisce in questo capitolo
e che diventano di un grande valore simbolico, ci dice che Gesù ha dovuto
operare delle scelte rispetto a quella che sarebbe stata, in parole e opere, la
sua vita pubblica che comincia subito dopo, ma quei quaranta giorni aprono
delle domande, ci parlano di quei periodi in cui anche noi ci arrovelliamo per
scelte da fare, giorni e notti di pensieri, di dubbi, di preghiere, di profondo
desiderio che qualcuno ci illumini, ci aiuti a decifrare e a comprendere cosa
fare, come andare avanti. E poi alla fine ecco che Gesù “ebbe
fame”
. Non è logicamente una fame fisica, ma la fame che interrompe
quell’isolamento. È come la nostra ‘fame’ di qualcosa che ci chiama a passare
attraverso alcune esperienze e ad andare oltre. Nel vangelo di Giovanni, Gesù
dirà “mio cibo è fare la volontà di Dio” (Gv 4, 31-34). Gesù non è
chiamato a vivere nel deserto come Giovanni il Battista, cibandosi di locuste e
miele selvatico come Matteo racconta nel brano precedente (3,4). Gesù ha scelto
di andare per le strade, di incontrare donne e uomini; è questa la fame di
Gesù: fame di relazioni, desiderio di vivere concretamente con le persone che
incontrerà, giorno dopo giorno, quel traboccante amore che lo porterà davvero
ad amare “fino alla fine”.

 

SECONDA
DOMENICA: LA TRASFIGURAZIONE – Matteo 17,1-9

Ma Gesù si avvicinò, ti toccò
e disse: “Alzatevi e non temete”
.

È importante che il racconto
della Trasfigurazione di Gesù sia inserito subito dopo il suo primo annuncio
della Passione e delle condizioni per seguirlo, cioè l’offerta d’amore della
propria vita accettando le diverse croci che questo comporta.

Pietro, Giacomo e Giovanni vivono
un’esperienza straordinaria, di quelle che cambiano la vita: la visione di
Mosè, Elia e il volto “altro” di Gesù. Umanamente comprensibile che Pietro
desideri rimanere così, tutti insieme, con Mosè che rappresenta la Legge del
popolo, Elia il grande profeta e Gesù il maestro.

Ma la voce e l’indicazione di Dio
è molto diversa: Gesù è l’amato. Lui è colui che deve essere ascoltato. C’è sì
da cadere con la faccia a terra ed essere presi da grande timore come accade ai
discepoli. Non è possibile tenere tutto, bisogna scegliere. Non la legge, se viene
assolutizzata e si dimentica dei volti, dei corpi e delle difficoltà delle
persone; non quella profezia che, come anche per Elia, spesso diventa potere
forte e addirittura violenza, ma l’annuncio di Gesù, un annuncio di amore che
mette in gioco la vita. C’è timore nell’alzare lo sguardo, nel vedere che è
rimasto lui solo, nell’operare quella scelta, nel lasciare la vecchia strada e
agire una conversione, un cambiamento.

Ma Gesù tocca i nostri corpi, ci
aiuta a rialzarci, a risorgere; tocca la nostra paura e ci ripete ogni giorno: Non
temere!
.

 

TERZA
DOMENICA: LA SAMARITANA – Giovanni 4,5-42

Gesù dunque affaticato per il
viaggio… le dice: “Dammi da bere”
.

Gesù avrebbe potuto fare un’altra
strada per salire a Gerusalemme, evitando di attraversare la Samaria come
normalmente facevano i giudei per evitare i contatti con i samaritani
considerati impuri e da cui erano divisi da convinzioni sociali e di culto.

Ma Gesù è venuto per raggiungere
anche i lontani, le periferie, le terre e soprattutto le persone che sono oltre
i confini fissati dalla legge. Forse è il compito da svolgere a causargli
quella grande stanchezza, come è per noi nelle fatiche di affrontare le
giornate, la stanchezza non solo di quello che si è fatto, ma soprattutto di
quanto si deve ancora fare. Gesù ha conosciuto questa fatica, nel corpo e nello
spirito, e forse proprio per questo le sue prime parole alla Samaritana che
arriva al pozzo, sono espressione di un bisogno, di un desiderio. Dammi
da bere
.

Quella donna, con la sua vita
irregolare, mentre sta compiendo il suo quotidiano, viene colta dalla sorpresa
di quell’incontro; accetta di intrecciare la sua sete, i suoi sogni e desideri,
con quel giudeo che in teoria non dovrebbe nemmeno rivolgersi a lei e che
invece le narra la verità della sua vita, senza giudizi e con amore.

Era mezzogiorno ci dice il testo,
come quando Pilato presentò Gesù al popolo: Era la Parasceve della Pasqua,
verso mezzogiorno Pilato disse agli ebrei: ecco il vostro re!
.

“È l’ora centrale del giorno,
il punto che determina il passaggio da una parte all’altra della giornata… Ogni
volta che accogliamo l’invito a un viaggio interiore, è mezzogiorno… Ogni volta
che ci mettiamo all’ascolto profondo della nostra sete, è mezzogiorno” (J.
Tolentino Mendonca)
.

Ogni volta che passiamo da una
parte a un’altra della nostra vita.

 

 

QUARTA
DOMENICA: IL CIECO NATO – Giovanni 9,1-41

Gesù seppe che l’avevano
cacciato fuori; quando lo trovò gli disse…

Testo strano quello del cieco
nato. Si apre con una affermazione potente: quello che ci accade come malattia,
disabilità, sofferenza o difficoltà, non sono castighi per peccati commessi. E
per dimostrare che il Dio manifestato da Gesù non è un Dio che castiga, Gesù
apre, di sabato, gli occhi di quell’uomo e gli rende possibile vedere.

Da questo momento Gesù non c’è
più nel testo, ci sono quelli che conoscevano l’uomo, i suoi familiari,
soprattutto i farisei. Nessuno è felice per lui, per la cosa straordinaria che
gli è capitata. Sembra che Gesù gli abbia complicato la vita: i conoscenti lo
portano dai farisei perché è stato guarito in giorno di sabato; i suoi
genitori, che ci vedono, lo riconoscono come il proprio figlio nato cieco, ma
non aggiungono altro per paura di essere espulsi dalla sinagoga; i farisei non
vogliono accettare che l’azione di Gesù venga da Dio perché Gesù non rispetta
la Legge di Mosè e continuano a interrogarlo con insistenza e violenza.

E finalmente quell’uomo ha “l’illuminazione”:
ora vede la realtà com’è, quell’impasto di terra e l’invito ad andare lo hanno
reso pienamente umano, non vuole più chiudere gli occhi. Sono i farisei e chi
detiene il potere che sta sbagliando e trova il coraggio di dirlo: “Se
costui non venisse da Dio, non avrebbe
potuto far nulla” (9,33).

Anche per noi, oggi, è possibile
cominciare a vedere la realtà, trovare il coraggio di prendere la parola, anche
se può voler dire essere cacciati fuori, messi da parte, perché è proprio
quando l’uomo viene cacciato che Gesù lo trova e gli parla.

A volte bisogna trovare il
coraggio di “uscire”, come ogni creatura che deve venire espulsa dal grembo
della madre, per vedere la luce e iniziare a vivere.

 

 

QUINTA
DOMENICA: LAZZARO RIPORTATO IN VITA – Giovanni 11,1-45

Signore, se tu fossi stato
qui, mio fratello non sarebbe morto
.

Se tu fossi stato qui...”.
La frase di Marta e Maria a Gesù rappresenta la domanda che spesso ci abita,
quando abbiamo modo di vivere o di considerare certe situazioni; quando la vita
ci sorprende con sofferenze vissute o ascoltate; quando ci sentiamo del tutto
impotenti; quando ci assale la sensazione che il Signore sia assente. Se lì il
Signore ci fosse, le cose non sarebbero diverse?

Marta, nel brano del vangelo, sta
vivendo questa situazione. È amica di Gesù, spesse volte egli si era fermato
nella loro casa dove aveva trovato accoglienza, ristoro, amicizia; aveva
pregato che Gesù arrivasse negli ultimi giorni di malattia del fratello, ma
Gesù non era arrivato in tempo eppure anche adesso, che è finalmente presente,
Marta si aspetta un gesto miracoloso, chiede conto a Gesù e dialoga con Gesù
cercando di capire.

Credi tu che io sia la vita?.
Prima ancora della risurrezione di Lazzaro, che viene solo “slegato” dal suo
sonno, questo testo ci presenta la risurrezione di Marta. Nelle avversità,
nelle sofferenze, nelle malattie e anche nella morte, il Signore è presente non
a cancellare, ma a condividere ogni cosa con noi.

Sì, Signore, io lo credo.
Ed è già ora vita eterna.

Donatella Mottin