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LE SPERANZE E LA GIOIA

Elisa Salerno nella rievocazione scenica del Concilio Vaticano II

il foglio di sala
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il 13 dicembre 2012, nel Teatro di Mirano (Venezia) Elisa Salerno è “andata in scena” in un contesto che forse nemmeno lei avrebbe
mai pensato: la rievocazione scenica del Concilio Vaticano II.

E’ proprio vero che alcuni aspetti di un personaggio possono
essere colti da chi non lo conosce e si lascia stupire in modo diverso, creativo, significativo, al
di là di ogni interpretazione.

Questo è ciò che è successo a Giuseppe (Beppe) Bovo, autore
del libro “Il Dodicesimo quaderno” su Etty Hilllesum, che è stato rappresentato
nel cortile sella sede di Presenza Donna all’interno delle iniziative del
Festival Biblico del 2012.Visitando il Centro Studi, Beppe ha ricevuto il libro con la
pubblicazione delle lettere di Elisa Salerno, Una penna inquieta. Leggendolo, è rimasto molto affascinato da questa figura di
donna che ha fatto della “causa santa della donna” il suo motivo di vita e di
missione nella Chiesa e nel mondo.

E quando il suo parroco, don Lino Regazzo, gli ha chiesto se
non si poteva scrivere “qualcosa” sul Vaticano II da far conoscere alle
parrocchie del vicariato, ecco che Beppe Bovo ha pensato e scritto una rievocazione
scenica del Concilio Vaticano II di grande profondità e suggestione, cogliendo
la primavera dello Spirito che è stato il Vaticano II e l’attualità del suo
messaggio per il mondo e la chiesa di oggi.

Beppe Bovo e don Lino presentano la rievocazione...nella sala che attende al buio

Elisa Salerno, morta nel 1957, non aveva nemmeno sentito parlare
del Concilio, eppure… eccola scelta tra coloro che l’hanno preceduto, che l’hanno
preparato con la vita e il pensiero, proponendo nuove istanze di lettura di una
realtà che stava cambiando.

E mentre Bob Dylan cantava che i “tempi stanno cambiando”,
Elisa Salerno li ha proprio precorsi e ha posto alla chiesa quella domanda sull’ uguaglianza
delle donne, sulla pari dignità, sulla grande libertà delle donne che era
proprio delle Scritture e soprattutto
del messaggio evangelico, ma che per tanto tempo è stato misconosciuto e
tacitato.

la lettura delle Lettere della Salerno

Tra Virginia Wolff e Simone De Beauvoir, ecco comparire il
viso della nostra femminista cristiana, “nata troppo presto”, sempre fedele
alla Chiesa, legata dalla “mistica fune” che è Gesù Cristo, e fedele alla sua
missione “per la causa santa della donna”.

Una serata di racconto e di emozioni: condividendo con un
folto pubblico “le speranze e la gioia” del grande dialogo con l’umanità del
Concilio.

 
Dalla rievocazione scenica   Le speranze e la gioia
 
ELISA SALERNO

Noi accettiamo e veneriamo l’Autorità Suprema e gerarchica della Chiesa, come espressione dell’Autorità di Dio, e per la Chiesa, che amiamo dell’amore stesso con cui amiamo Gesù Cristo, saremmo pronte a dare la vita. Combattiamo perciò il male antifemminista che è nella Chiesa.” “L’antifemminismo non è la Chiesa, ma un male che è nella Chiesa; quindi, ho il dovere, davanti a Dio, di obbedire alla Chiesa e non all’antifemminismo che è nella Chiesa”. 

“La donna non può assolvere le alte missioni assegnatele dalla divina Provvidenza finché è degradata e schiava. Il fondamento del femminismo cristiano è la personalità della donna, il riconoscimento sincero della sua integrità personale. Negare per la donna questo principio è lo stesso che volere il Vangelo solamente per metà”.

CRONISTA

Questa è Elisa Salerno, nata a Vicenza, nel 1873. femminista cattolica.

Le parole che abbiamo sentito incomincia a pronunciarle all’inizio del 900, vent’anni prima che le donne inglesi conquistino il diritto di voto, trent’anni prima che Virginia Woolf scriva “Le tre ghinee”, quarant’anni prima che Simone de Beauvoir pubblichi “Il secondo sesso”.

Femminista non è la definizione che le dà qualche giornalista spiritoso o una qualche sessantottina: è lei stessa che si definisce così: femminista cattolica! Quasi una duplice eresia, per quegli anni, eresia civile e religiosa.

Praticamente autodidatta, scrive, ancora giovane, sulla stampa locale, Nel 1909, da sola fonda dirige e in gran parte scrive un giornale che chiamerà “La Donna e il Lavoro”. Col giornale porta avanti inchieste sulle mondine, sulle lavoratrici a domicilio, sulle operaie dei setifici vicentini, delle industrie dell’oro, rivelando un panorama disumano. 

ELISA SALERNO

A Pio XII, giugno 1946, a proposito di un discorso alla Gioventù Cattolica femminile:

“Purtroppo è ben doloroso constatare , che proprio nella Chiesa di Gesù Cristo, la donna, tranne forse agli albori del cristianesimo, ha sempre subito gravi detrimenti. In nome della famiglia, della maternità, della dignità, della missione, è sempre stata trattata più da animale domestico che da essere ragionevole, considerata uno strumento di sesso, schiava in più modi dell’uomo che la trattò quando da bestia da soma, quando da balocco o da gingillo. Ancora pochi decenni fa si pensava che l’istruzione della donna fosse cosa diabolica. Le scienze, le esperienze, il progresso dei costumi civili hanno, in questi ultimi tempi, gradatamente, migliorata la condizione della compagna dell’uomo. Peccato che ciò sia avvenuto non ad opera della Chiesa…”.

CRONISTA

È confermato che le lettere arrivano a Roma, ma non risulta che dal Vaticano ci sia stata alcuna risposta. Come era prassi in quei tempi: le voci discordanti vengono ignorate.

Elisa Salerno muore nel 1957. Se fosse vissuta qualche anno ancora, forse papa Giovanni l’avrebbe chiamata come chiamò teologi e filosofi cattolici finora emarginati.

Queste menti e cuori coraggiosi furono invitati a sedersi assieme ai padri conciliari e con loro ragionare e confrontarsi, in piena libertà e reciproco rispetto. Per la prima volta in un Concilio le donne furono, fisicamente, presenti.

Chi, in quegli anni, si scandalizzò di tutto quel coro nuovo di voci, non era più lui a fare la storia.