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LA RAGAZZA OLANDESE

NARRAZIONE TEATRALE SU ETTY HILLESUM



































Venerdì 25 maggio 2012. Tutto il pomeriggio a scrutare il cielo: pioverà? Non pioverà! Alle 18.00 la rischiosa decisione: lo spettacolo si farà qui, nel cortile appena messo a nuovo delle Suore Orsoline in via san Francesco Vecchio a Vicenza. La Narrazione teatrale La ragazza olandese messa in scena da “La Piccionaia – I Carrara”,  regia di Carlo Presotto, approda a casa nostra! Una splendida occasione per portare il Festival Biblico nel cortile di via S. Francesco V. e far conoscere questo angolo nascosto di Vicenza!
Il Festival nel cortile delle suore orsoline a Vicenza

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Le prime persone cominciano ad arrivare ben più di un'ora prima dello spettacolo Il cortile delle suore orsoline preparato per l'evento Quelli che non vogliono perdersi lo spettacolo
Manca un'ora all'inizio
Ciò che comincia a sorprendere, e sempre più lo sarà nel corso della serata, è il numero di persone attirate da questo evento che mette in scena gli 83 giorni vissuti da Etty Hillesum dopo aver lasciato il campo di Westerbork per approdare ad Auschwitz, dove morirà nella camera a gas, così come li ha pensati Giuseppe Bovo, autore del testo “Il dodicesimo quaderno“.

Più di un’ora prima dello spettacolo la gente comincia ad arrivare per non perdersi lo spettacolo e il cortile va riempiedosi al di là di ogni aspettativa.
Dopo aver temuto per la pioggia... il cortile va riempiendosi
Alle otto e mezza di sera i posti sono già tutti occupati Il cortile gremito è difficile starci tutti
comincia a farsi sera Ora il cortile è davvero gremito di gente stiamo per iniziare
Quando la sera scende e si accendono le luci, don Dario Vivian, coordinatore artistico del Festival, presenta l’evento teatrale che vede protagonista la ventisettenne ebrea olandese Etty Hillesum, morta nella camera a gas il 30 novembre 1943 dopo averci lasciato una testimonianza di “vita bella” scoperta nelle pieghe di uno dei periodi più drammatici, terrorizzanti e terribili della nostra storia: la volontà di sterminio del popolo ebraico.  Il saluto a nome del Festival da parte di don Dario Vivian, coordinatore artistico L'introduzione-presentazione di don Dario
Il dodicesimo quaderno Dal lancio dell’ultima cartolina dal treno che la conduceva ad Auschwitz, si snoda il racconto di quel quaderno (il dodicesimo) mai scritto da Etty, ma immaginato da Giuseppe Bovo e messo in scena da Carlo Presotto con le attrici Paola Rossi, Anna Novello, Lucia Ferraro, Valentina Rocco. Quaderno che prova a narrare gli ultimi 83 giorni di questa giovane donna straordinaria che dal 1941 ha intrapreso un cammino di trasformazione della sua vita. Le quattro attrici entrano in scena
Cominciano i dialoghi fra Etty Hillesum e le sue compagne nel campo Etty, al centro ... la nuda camicia della propria umanità



































Qui si vuole negare noi stessi attraverso l’abiezione e il dolore. Voglio essere più forte.

 

Voglio avere la capacità di accettare la sofferenza e non sostituirla con odio e rassegnazione.

 

La preghiera più giusta per questa tragedia è quella che ci aiuta a trovare dentro di noi la nostra parte migliore.
è la croce le quattro protagoniste dei dialoghi
Etty Hillesum 30 settembre 1943 E' l'ora: nell'abbraccio della giustizia e della misericordia
il saluto... arrivederci "da noi"
“Si vorrebbe essere un balsamo

per molte ferite”

 

Così si conclude il Diario lasciatoci da Etty Hillesum, parole trascritte nell’undicesimo quaderno. Parole che sono diventate vita in lei e parole che lungo i decenni che dalla sua morte arrivano a noi hanno nutrito e stanno nutrendo le vite di moltissime persone.

Parole che aiutano ad attraversare le paure in maniera degna e feconda.
il messaggio per tutti: fra il pubblico
E’ stata davvero di particolare intensità la serata vissuta dalle centinaia di persone che hanno affollato, provenienti anche da lontano, il cortile di San Francesco Vecchio. Molti affascinati da una conoscenza già viva della figura di Etty Hillesum, altri che, proprio attraverso lo spettacolo molto ben realizzato da La Piccionaia, si sono portati a casa il desiderio di conoscerla e di leggere i suoi scritti.  Ognuno/a è chiamato in causa Ritorno in scena
Un caloroso applauso Le quattro attrici raccolgono i meritatissimi applausi
Magnifiche davvero nelle capacità di recitazione le quattro attrici (Paola, Anna, Lucia e Valentina) che hanno raccolto fragorosi e prolungati applausi. L’applauso è per loro, è per il regista Carlo Presotto che ha saputo presentare brillantemente il lavoro di Giuseppe Bovo (applausi anche per lui) ed è soprattutto per questa donna forte, degna figlia del popolo ebraico e certamente anche degna figlia e sorella di Gesù di Nazaret che ha saputo dare vita nella morte.
Una sottolineatura particolare per l’attrice Paola Rossi (la prima a sinistra nella foto accanto) che ha interpretato Etty Hillesum in maniera vibrante, facendo emergere il messaggio profondo di questa donna che ha fatto dello scrivere uno strumento che ci ha lasciato parole di inaudita bellezza, parole di vita e di speranza che nutrono l’andare quotidiano, anche in questa notte della storia che stiamo attraversando appena alle soglie del terzo millennio. Eccole: richiamate più volte in scena Gli applausi sono lunghissimi!!!
Applausi al regista Il regista Carlo Presotto, alla conclusione della rappresentazione, ha comunicato il suo stupore e la sua gratitudine per come lo spettacolo è stato accolto, vissuto e compreso. Ha poi lasciato la parola a Giuseppe Bovo, autore del libro “Il dodicesimo quaderno” per un dialogo con le non poche persone che sono rimaste, anche dopo la narrazione teatrale, ad interloquire con lui. Il regista Carlo Presotto
Anche noi di Presenza Donna e noi Suore Orsoline siamo molto grate di aver potuto ospitare questo evento, di aver messo a disposizione questo spazio della nostra casa di Vicenza per dare voce ad una donna, Etty Hillesum che ci è particolarmente cara e alla quale non manchiamo di attingere per trovare parole e gesti di fiducia e di speranza. Presotto e Bovo, autore del testo Giuseppe Bovo durante il dibattito finale