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La moschea a Copenaghen guidata da donne

(FONTE ARTICOLO: riforma.it, Marta D’Auria)

È intitolata a Mariam, la madre del profeta Gesù,
colei che il Corano chiama «eletta e purificata fra tutte le donne
dell’universo», la prima moschea in tutta la Danimarca riservata solo
alle donne.

Lo scorso 26 agosto in quella moschea, aperta a
Copenaghen nel mese di febbraio, si è svolta la prima preghiera del
venerdì: un evento storico a cui hanno partecipato più di 60 donne.

La preghiera è stata co-celebrata da due donne
imam, Sherin Khankan e Saliha Marie Fetteh: Khankan ha intonato la
chiamata alla preghiera e ha pronunciato un discorso d’apertura; Fetteh
ha tenuto il sermone sul tema «Le donne e l’Islam nel mondo moderno»,
con accenni – pochi ma critici – al divieto del burkini.

Imam donne esistono già altrove, ma sono casi
rari. Ce ne sono in Cina dal 19° secolo, in Sudafrica dal 1995, e a Los
Angeles la «Moschea delle donne d’America» ha aperto l’anno scorso.
Preghiere vengono condotte a Oxford dalla imam Amina Wadud. Tutte le
donne promosse imam hanno seguito regolari studi religiosi islamici, ma
spesso vengono boicottate dagli imam maschi e dalle strutture e
gerarchie tradizionaliste della fede musulmana.

La moschea Mariam di Copenaghen è da sempre
schierata con l’Islam liberal e progressista. Ha già celebrato matrimoni
e divorzi. Ha scritto e pubblicato una sua Carta sui diritti di chi si
sposa, fondata su principi-chiave: la poligamia non è ammessa, le donne
hanno il diritto a divorziare, un matrimonio verrà annullato se ci si è
arrivati con violenza o coercizione, e in caso di divorzio le donne
avranno pari diritti sui digli.

«Uno dei nostri principali obiettivi – ha
dichiarato Sherin Khankan che indossa il velo solo durante le funzioni
religiose – è di sfidare le strutture patriarcali nelle istituzioni
religiose. L’Islam è stato dominato dai maschi, le donne non hanno
ancora piena eguaglianza nel cattolicesimo e nel giudaismo, e nel
protestantesimo l’ordinazione di donne-sacerdote è avvenuta solo nel
1948».

«Crediamo sia possibile cambiare le strutture
patriarcali, ma si tratta di un lungo percorso e finora abbiamo
incontrato opposizione. Ma il movimento nato ora in Danimarca è parte di
un vasto movimento mondiale: spero che potremo dare l’ispirazione a
donne in altri paesi ed essere ispirate da loro».

Riflettori dunque puntati sulla moschea di Mariam
in Danimarca, che è uno dei Paesi europei più sensibili verso i diritti
femminili, ma è anche il Paese dove l’integrazione dei musulmani ha
incontrato più difficoltà, e dove il governo confisca beni e risparmi
degli ultimi immigrati, come contributo alle spese della loro
accoglienza.