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La ministerialità delle donne

Serena Noceti, durante un
incontro per i giovedì della missione a Brescia nel febbraio 2018, ha
presentato una relazione sulla ministerialità delle donne nella Chiesa e per
una Chiesa missionaria
. La teologa, nel suo intervento,
parte dall’affermazione che “non ci sarà riforma di Chiesa se non
affronteremo il tema spinoso della questione dei ministeri e della
ministerialità delle donne”
.
La parola ministerialità viene
usata da Noceti per indicare tutte le forme di servizio di ministerialità, anche
laicale. La prospettiva scelta dalla teologa è quella consegnata dal Concilio
Vaticano II ponendosi però la domanda relativa a quale Chiesa stiamo vivendo
oggi e quali sono le sfide a più di cinquant’anni dal Concilio stesso. Il punto
di partenza è Evangelii gaudium, il documento programmatico che papa
Francesco ha consegnato alla Chiesa, particolarmente per quanto concerne
l’intuizione di fondo presente nel documento di “porre al primo posto
l’evangelizzazione”
.

I ministeri,
ordinati e laicali, devono essere qualificati e definiti da una scelta primaria
per l’evangelizzazione.

Nell’ottica della Chiesa in uscita consegnata da papa
Francesco (espressione usata in tutti i modi e contesti possibili annacquandone
spesso il significato più concreto e reale) diventa importante porsi
l’interrogativo su quali ministeri sia possibile riflettere per custodire e
annunciare la fede e stare oggi nel mondo e nella storia.
Noceti individua in EG tre
caratteristiche specifiche per realizzare questo, proponendo poi alcuni campi
in cui rivelare un fare Chiesa in modo nuovo e sottolineando alcune questioni
che rimangono aperte e con le quali ogni riflessione sul ministero è necessario
si confronti.
In occasione della giornata di
studio “Chiesa di donne e uomini.
Corresponsabili per la diaconia”
che ha avuto luogo sabato 20
ottobre 2018 a Vicenza, risulta particolarmente significativa la seconda
caratteristica sottolineata dalla teologa:

L’annuncio del Vangelo,
l’evangelizzazione, non è opera di un io, ma di un noi

Oggi siamo sempre più consapevoli
che la Chiesa è insieme di uomini e donne chiamata ad essere segno vivente del
Regno. Se questo segno vuole, però, essere davvero significativo e non
contradditorio deve – afferma Noceti – “…portare il tratto della
partnership tra uomini e donne, deve essere un segno oggi che mostra la
corresponsabilità e la corrispondenza di uomini e donne, deve mostrare questo
volto di Chiesa, un’unità nella pluralità”.

Diventa quindi necessario avviare
dei processi ‘trasformativi’ che, scardinando la resistenza ancora molto
presente nelle strutture della Chiesa cattolica, sperimentino la possibilità di
lavorare come uomini, donne, ministri ordinati e laici insieme,
per un reale rinnovamento ecclesiale.
E perché questo si attui, bisogna
partire da piccole realtà che, nella loro prassi, riescano ad annunciare una
Chiesa possibile, tra i principi enunciati e le chiusure strutturali. È
una sfida che ci attende come donne credenti e che ci chiede forse, come scrive
la teologa Elizabeth Green,
di “continuare a passare per i margini, lungo i perimetri, fare ponti, in
attesa che Dio faccia nuove tutte le cose… preferibilmente in questo mondo e
non nel prossimo”.

Donatella Mottin
Direttrice CDS Presenza Donna