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LA DONNA IN SAN PAOLO APOSTOLO

In occasione dell’anno paolino viene rieditata l’opera della Salerno del 1952

“La donna in san Paolo apostolo”, scritto da Elisa Salerno nel 1952, con lo pseudonimo di Maria Pasini, è stato presentato a Vicenza, presso la Chiesa di Araceli Vecchia, dove le all’inizio del 1900 tenne la sua prima conferenza pubblica, sabato 7 marzo, in occasione della giornata internazionale della donna 2009.
A presentarlo, attraverso l’intervista di don Dario Vivian (teologo della facoltà teologica del Triveneto), è stata una brillante Lidia Maggi, Pastora battista della chiesa di Milano, che si è detta affascinata dal corpo a corpo che Elisa Salerno ingaggia con il testo biblico, dalla sua capacità di leggere la Scrittura attraverso la Scrittura e di far parlare la storia (in particolare quella delle donne e della loro condizione) in un autentico dialogo con la Parola di Dio.
 

San Paolo apostolo ed Elisa Salerno: entrambi abitati dalla passione per Cristo, fanno dell’annuncio schietto e coerente, la loro ragione di vita…

Entrambi sono accomunati dalla passione per ‘le genti’, alle quali hanno dedicato attenzione e cura attraverso lettere di incoraggiamento e sincere denunce di quanto potesse tradire la splendida verità del Vangelo…

Così simili, ma anche così diversi, non solo perché vissuti in epoche lontane tra loro, ma perché pionieri di prospettive non sempre coincidenti.

A dividerli la questione femminile: ma non sarà troppo superficiale anche questa affermazione? 

Elisa Salerno coglie come sfida questa contraddizione, e con una disarmante e ingenua pretesa di superarla, compone questa piccola opera nella quale, oltre a mettere in evidenza la sua tenace volontà di mettersi dalla parte della causa santa della donna, evidenzia anche la sua capacità argomentativa e le molteplici sfaccettature di cui il tema che le sta a cuore si compone.

Il lettore è accompagnato quasi per mano dalla Salerno tra i passi biblici e le sue chiose sempre estremamente attente a mettere in risalto quelle che lei definisce “durezze di Paolo” nei confronti della donna.

Lo scopo dell’opuscolo è detto dall’autrice fin dalle prime pagine: “essere un ulteriore grido di dolore rivolto alla Chiesa di Gesù Cristo perché la degradazione della donna genera la morte, mentre il rispetto della dignità e dei diritti della donna genera la vita, nelle famiglie e nella società”.

 

Dall’Introduzione di Sr. Michela Vaccari