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Istituita una nuova Commissione di studio sul diaconato femminile

Francesco lo aveva preannunciato a chiusura del Sinodo sull’Amazzonia

 

Il Papa, nel corso di una recente udienza concessa al cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha deciso di istituire una nuova Commissione di studio sul diaconato femminile.
Francesco ha chiamato a far parte del nuovo organismo il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, come presidente, e il reverendo Denis Dupont-Fauville, officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, come segretario.
I membri della Commissione sono: la prof.ssa Catherine Brown Tkacz, Lviv (Ucraina); il prof. Dominic Cerrato, Steubenville (USA); il prof. Don Santiago del Cura Elena, Burgos (Spagna); la prof.ssa Caroline Farey, Shrewsbury (Gran Bretagna); la prof.ssa Barbara Hallensleben, Friburgo (Svizzera); il prof. Don Manfred Hauke, Lugano (Svizzera); il prof. James Keating, Omaha (USA); il prof. Mons. Angelo Lameri, Crema (Italia); la prof.ssa Rosalba Manes, Viterbo (Italia); la prof.ssa Anne-Marie Pelletier, Parigi (Francia).

Il Papa aveva preannunciato a conclusione del Sinodo sull’Amazzonia la sua intenzione di riconvocare una Commissione di studio sul diaconato femminile “per continuare a studiare” e “vedere come esisteva nella Chiesa primitiva il diaconato permanente”.
Nel 2016, dopo un incontro con l’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), aveva istituito una prima Commissione di Studio per il diaconato delle donne con il compito preciso di “studiare la questione”, ma l’organismo aveva raggiunto un risultato parziale. Francesco ne aveva parlato in modo approfondito in un nuovo incontro con l’Uisg il 10 maggio 2019, consegnando alle religiose l’esito del lavoro della Commissione, definito “un passo avanti”, anche se piccolo.
Il Papa, parlando con le religiose, aveva detto che occorre andare avanti nel comprendere quale sia il ruolo della donna nella Chiesa e “non sbagliare pensando che sia solo un lavoro funzionale”. “L’importante – aveva sottolineato – è una cosa che va oltre le funzioni, che ancora non è stata maturata, che ancora noi non abbiamo capito bene. Io dico ‘la Chiesa è femminile’, ‘la Chiesa è donna’, e qualcuno dice: ‘Sì, ma questa è un’immagine’. No, è la realtà. Nella Bibbia, nell’Apocalisse la chiamano ‘la sposa’, è la sposa di Gesù, è una donna. Ma su questa teologia della donna dobbiamo andare avanti”.
“La Chiesa – aveva aggiunto – si sviluppa nel cammino nella fedeltà alla Rivelazione. Noi non possiamo cambiare la Rivelazione. È vero che la Rivelazione si sviluppa … Si sviluppa con il tempo. E noi con il tempo capiamo meglio, meglio, la fede. Il modo di capire oggi la fede, dopo il Vaticano II, è diverso dal modo di capire la fede prima del Vaticano II, perché?, perché c’è uno sviluppo della coscienza (…) Per questo, sul caso del diaconato, dobbiamo cercare cosa c’era all’inizio della Rivelazione, e se c’era qualcosa, farla crescere e che arrivi … Se non c’era qualcosa, se il Signore non ha voluto il ministero, il ministero sacramentale per le donne non va (…) Abbiamo bisogno di discernere. Non è tutto bianco o nero, neppure grigio. È tutto in cammino, tutto è in cammino, ma camminiamo sulla strada giusta, la strada della Rivelazione. Non possiamo camminare su un’altra strada”.

Nell’Esortazione apostolica postsinodale “Querida Amazonia”, il Papa, ricordando il grande ruolo svolto dalle donne nella regione, ha ribadito l’invito “ad allargare la visione per evitare di ridurre la nostra comprensione della Chiesa a strutture funzionali. Tale riduzionismo ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro. Ma in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo”.
“Gesù – scrive Francesco – si presenta come Sposo della comunità che celebra l’Eucaristia, attraverso la figura di un uomo che la presiede come segno dell’unico Sacerdote. Questo dialogo tra lo Sposo e la sposa che si eleva nell’adorazione e santifica la comunità, non dovrebbe rinchiuderci in concezioni parziali sul potere nella Chiesa. Perché il Signore ha voluto manifestare il suo potere e il suo amore attraverso due volti umani: quello del suo Figlio divino fatto uomo e quello di una creatura che è donna, Maria. Le donne danno il loro contributo alla Chiesa secondo il modo loro proprio e prolungando la forza e la tenerezza di Maria, la Madre. In questo modo non ci limitiamo a una impostazione funzionale, ma entriamo nella struttura intima della Chiesa. Così comprendiamo radicalmente perché senza le donne essa crolla”.