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In ascolto degli “ultimi”

Esperienza di volontariato tra servizio civile e Caritas

Oggi 18 gennaio 2018 ho trascorso la mattinata presso la Caritas diocesana di Vicenza assieme a Marica e suor Celina, membro attivo all’interno dello sportello Donna e Famiglia di questo importantissimo ente.  Nella sede di via Torretti di Vicenza ci sono varie aree destinate all’accoglienza degli “ultimi” con percorsi di sostegno psicologico, economico, abitativo e educativo. 
Per tutta la mattinata sono stata seguita da Marica, una ragazza molto gentile da poco operatrice in centro di ascolto, spiegandomi come si svolge il servizio a livello tecnico, quindi mostrandomi l’archivio dove ogni persona ha una cartella numerata e illustrandomi i moduli per chi chiede aiuto con la registrazione di dati anagrafici, lavorativi e famigliari con relativi questionari in base al sostegno di cui ha bisogno l’utente che vi si rivolge. 
A livello solidale, lo sportello accoglie donne e famiglie di varie etnie e con differentissime richieste di aiuto; stamattina per esempio si è presentato un nuovo caso allo sportello: due ragazze venezuelane richiedenti asilo politico perché scappate dal proprio paese per via della dittatura che controlla e priva la libertà dei propri cittadini. Sono arrivate qui dopo un lungo viaggio, una di queste con tre bimbi a carico, prima avevano una vita modesta con un lavoro e con la possibilità di mantenere la propria famiglia, fino a quando la dittatura non ha spremuto il proprio popolo portandolo a patire anche la fame. Queste giovani donne hanno partecipato, come molti altri cittadini, a manifestazioni per ribadire i propri diritti e per far sì che non vi sia più odio; in tutta risposta sono state licenziate e costrette a scappare perché “nemiche del governo” rischiando la propria vita. Ho visto nei loro occhi il terrore di ciò che hanno vissuto e dalle loro lacrime la consapevolezza che tornare potrebbe significare una sola cosa: morte. 
E quanti casi del genere esistono? Eppure noi italiani illustri e civilizzati, le persone che chiedono aiuto le chiamiamo con questo aggettivo: invasori. Veniamo ingozzati di odio e rancore, litigando per un pezzo di terra, perché non vogliamo stranieri dentro i nostri confini, vi sembra possibile una cosa del genere nel 2018?! Personalmente credo che ci sia la persona buona e cattiva in ogni paese, anche nella nostra apparentemente perfetta Italia, quindi se il luogo comune dice che l’extracomunitario delinque, basterebbe semplicemente applicare la legge per qualsiasi persona ossia che chi sbaglia paga, (ovviamente starete pensando che questa legge non viene rispettata qui in Italia, eppure la colpa non la si dà agli italiani che non la rispettano ma agli stranieri, bella contraddizione!). 
Come in tutti i contesti prima di giudicare dobbiamo conoscere ed informarci ma finché ci limitiamo a “comprenderlo” guardando uno schermo non saremo mai in grado di capire o immaginare quello che succede a molte persone che aspirano semplicemente ad ottenere i propri diritti. Anche io l’ho assimilato solo entrando in contatto con queste persone, anche solo leggendo le loro storie. Il mio augurio per tutti voi è di avere il coraggio di guardare quegli occhi terrorizzati e credetemi, vi si allargherà il vostro orizzonte a dismisura!
 
Laura, volontaria del Servizio civile presso Presenza Donna
 
 

Video-presentazione della Caritas vicentina