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IL CONVEGNO SU ELISA SALERNO A PALAZZO BONIN LONGARE

Un’occasione per riabilitare ulteriormente la fondatrice di “La Donna e il Lavoro”

Esce dal cono d’ombra Elisa Salerno (1873-1957), liberata dalle nebbie del tempo dall’associazione Presenza Donna, dietro la quale ci sono le suore Orsoline. Una vicentina che un secolo fa diede scandalo. E che oggi appare una figura luminosa, una antesignana. Perchè, voce nel deserto, si battè per i diritti delle donne contro leggi ingiuriose ma anche contro una interpretazione del Vangelo che le relegava ai margini. «Tutto toglie alle donne il senso di se medesime» scriveva negli anni Venti nel suo giornale, “La donna e il lavoro” il cui primo numerio uscì il 24 settembre 1909.
Il tavolo con i relatoriUna coincidenza voluta, quindi, quella del convegno che ieri a palazzo Bonin Longare ha ricordato Salerno e le sue battaglie di cronista, i saggi femministi che le costarono lacrime e sangue, solitudine, addirittura una ritratta-zione per non disobbedire al vescovo Rodolfi che le bloccò le pubblicazioni. Motore dell’operazione, con il centro studi Presenza Donna, è stata la consigliera di parità della Provincia di Vicenza, Maria Trentin, che ha voluto un libro dedicato alla pioniera Elisa in cui oltre ai contributi storici, c’è ampia documentazione sulla contempo-raneità.
Ai saluti di Trentin («una donna emozionante»), dell’assessore provinciale alle Pari opportunità Maria Nives Stevan, del presidente di Assindustria Vicenza Roberto Zuccato («Salerno ha lavorato per la giustizia sociale, con azioni che sono diventate conquiste»), è seguito l’intervento appassionato della docente universitaria Alba Lazzaretto a proposito del titolo rivoluzionario, “La donna e il lavoro. Giornale delle classi lavoratrici femminili”: un pubblico inedito per una “Cassandra” condannata a non essere creduta quando raccontava dell’insalubrità delle fabbriche e dell’ingiustizia in seno alla Chiesa.
Il numeroso pubblico presente«Il cardine dell’opera della Salerno – riassume Lazzaretto – fu smontare le errate opinioni sulla donna divulgate dalle Sacre scritture e combattere quella “autorizzazione maritale” che le rendeva prive di qualsiasi volontà e autorità».
Sergio Spiller, leader nazionale CISL tessili, ha poi osservato come Elisa Salerno non si sia limitata alla critica e alle denuncia ma abbia formulato proposte concrete contro lo sfruttamento nei luoghi di lavoro, limitando il raggio d’osservazione a Vicenza, alla realtà della serica, dell’oro e del tessile. I sogni di questa autodidatta con la quinta elementare? Una stamperia per pubblicare un giornale popolare, ha narrato Franca Grimaldi leggendo qualche passo degli scritti, in una città «dove fare femminismo è scavare la terra con le unghie».
Riccardo Bittante e Franca Grimaldi nell'intermezzo di lettura di testiUna testimonianza è arrivata anche dalla studiosa australiana Helena Dawes, mentre Liliana Nicoletti da formatrice ha tracciato i confini del lavoro, alimentandolo di numeri: più occupazione femminile, non ancora raggiunti gli obiettivi di Lisbona (60 per cento di donne al lavoro in Europa), ma presa d’atto che le donne pagano di più il prezzo della crisi con licenziamenti e cassintegrazione.
Il passaggio dalla cultura della produttività a quella della presenza, secondo Carlo Frighetto dirigente dell’area sindacato-formazione Assindustria, ha giovato alle donne ma costringe a rimodulare il sistema della conciliazione dei tempi lavoro-famiglia; Marina Bergamin, segretaria generale Cgil, ha sottolineato come la questione femminile si sia anestetizzata negli ultimi anni e come sia stato il lavoro a cambiare le donne, costringendole a rinunce sul piano privato.
Proposte? Una subito: una via o un luogo di incontro intitolato alla Salerno.
 
Nicoletta Martelletto
da “Il Giornale di Vicenza”
26 settembre 2009