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disco “Women’s World Music”

Dossier “Donna e bellezza” 11






 

 


Nella quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, svoltasi a Pechino nel settembre del 1995, i Governi e le organizzazioni femminili di tutte le parti del mondo hanno parlato di uguaglianza, di sviluppo e pace e hanno elaborato una Piattaforma d’azione sulle iniziative che governi, organizzazioni internazionali e società civile dovevano intraprendere per guardare il mondo con occhi di donna e, di conseguenza, trovare obiettivi concreti che si concentrassero sui concetti chiave emersi dalla Conferenza: differenza di genere, empowerment, mainstreaming.


La Swiss Development Cooperation (SDC) – Cooperazione di Sviluppo Svizzera -, tra le varie iniziative di sviluppo e di cooperazione, ha voluto valorizzare l’arte e la bellezza femminile, raccogliendo in un album musicale dal titolo Women’s World Music, le voci di tante donne del mondo.  

 


Promuovere la musica femminile è dare spazio alla differenza, offrire la possibilità di far sentire la propria voce, che esprime il vissuto, la sofferenza personale e spesso anche quella del popolo a cui si appartiene.


Marco Cameroni, responsabile del Servizio Informativo del SDC, presenta l’album come il desiderio di “dare simbolicamente molte voci alle donne che si stanno emancipando nei paesi in via di sviluppo?mostrare la grande diversità e il vigore delle culture delle donne nel Sud. La musica riflette questo, sia con mezzi tradizionali, sia nello spirito del rap”.


 


Queste voci femminili sono espressione di molte altre donne che gridano la loro dignità umana, che desiderano accesso all’educazione, alla terra, ai processi decisionale?; ogni voce porta con sé la ricchezza dei suoni e delle armonie della propria cultura, ma anche lo struggente desiderio di una vita migliore per le donne e per l’umanità tutta.


 


Tra queste citiamo:


Angelélique Kidjo, una donna del Benin, fonde la musica africana con quella europea ed esprime la sua ribellione contro le azioni distruttive del nostro pianeta; dedica la sua canzone a tutti coloro che lottano per una migliore qualità della vita.


 


Letta Mbulu canta una canzone che fu registrata in Sud Africa dopo 26 anni passati in esilio. Il battito del tamburo celebra la gioia dell’abolizione della discriminazione razziale (Apartheid), ma ci ricorda anche che questo non è sufficiente per costruire la libertà.


 


Chriss, di Porto Rico, come giovane donna sente il bisogno di porre l’attenzione ai crimini e alle violenze ed invita ad allargare gli orizzonti per costruire amicizie all’insegna della diversità; canta la sua canzone per “le strade dei neri”.


 


Cesaria Evora ha vissuto per molti anni una vita da povera a Capo Verde, dove scarseggia l’acqua e canta con grande malinconia la situazione di tante donne che lottano per la loro sopravvivenza e quella delle loro famiglie.


 


Reinette l’Oranaise è una donna algerina diventata cieca da giovane; i suoi genitori l’hanno mandata a scuola di musica ed è stata così introdotta all’arte del canto, del liuto, del tamburo. Le sue canzoni toccano il cuore e lo fanno sbocciare.


 


Sameera Singh sa armonizzare insieme musica classica indiana e moderna; donna dell’India, è esponente di spicco della gioiosa musica elettrica degli Indiani immigrati Sikhs, chiamata “Bhangra”.


 


Les Go de Kotéba sono tre giovani voci Sangbo, Maate e Lliama della Costa d’Avorio: rappresentano la generazione futura che percorre la grande linea della musica “Mandingo”, che discende da tradizioni africane.


 


Le altre voci femminile dei diversi paesi sono: Zap Mama (Afro-belga), Natacha Atlas (Marocco), Celia Cruz (Cuba), Myriam Makeba (Sud Africa), Yulduz Uzmanova ((Asia Centrale), Mercedes Sosa (Argentina), Sainkho Namchylak (Russia), Oumou Sangaré (Mali), Wakada Cultural Group (Tanzania).